Un inverno all'insegna dell'arte

Romagna | 18 Settembre 2017 Cultura
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FAENZA | Calzi in novembre tra Simbolismo e Liberty

Sarà aperta al pubblico dal prossimo 4 novembre, al Mic di Faenza, la mostra «Tra Simbolismo e Liberty: Achille Calzi», in corso fino al 18 febbraio. Punto d’arrivo delle ricerche della curatrice Iliaria Piazza, che ha lavorato sul fondo donato dagli eredi dell'artista nel 2013 al museo faentino, allargandolo poi a numerose raccolte pubbliche e private. Si tratterà, insomma, si una ricostruzione antologica di completezza inedita cu Calzi (1873 -1919), artista cardine della produzione simbolista e liberty italiana. Portavoce delle nuove istanze della modernità, Calzi fu particolarmente attivo nell’innovativa produzione della ceramica applicata all'architettura e all'industria. Fu pittore, disegnatore, direttore della Pinacoteca, del museo Civico e della scuola di disegno e plastica di Faenza, storico dell'arte, docente, collaboratore della manifattura Fratelli Minardi e direttore per le fabbriche Riunite Ceramiche (1905-09). Una moderna «Figura di artista progettista – lo definisce Ilaria Piazza -, impegnato dalla manifattura all’ebanisteria, dai ferri battuti alla grafica, ma attivo anche in una multiforme ricerca sulle arti figurative». Si tratta della «Prima tappa di un percorso che il Mic ha intrapreso per attribuire il giusto riconoscimento a maestri faentini come Giovanni Guerrini, Pietro Melandri, Anselmo Bucci e Domenico Rambelli», chiosa la direttrice del museo Claudia Casali.

ROMAGNA | La «Foresta» di «Selvatico» in sei tappe

E’ già visitabile an Forlì, alla galleria Marconi, e al Fusignano tra il museo San Rocco e il Municipio la «Foresta. Pittura Natura Animale» che fa da fil rouge alla nuova edizione di Selvatico, la collettiva d’arte figurativa «diffusa» nel territorio romagnolo e curata da Massimiliano Fabbri. «La Romagna è fatta di tanti musei che raccontano la storia delle diverse comunità – sottolinea Fabbri -. Per questi gli artisti hanno lavorato sul luogo. L'idea di “foresta” ci riporta alla condizione di selva, che ha sempre caratterizzato la nostra iniziativa e la sua ostinata presenza e posizione ai margini. Una rassegna di campagna che dopo 12 anni chiude un cerchio, con lo sguardo che non si è ancora addomesticato».

A Fusignano esponge il quotato Cesare Baracca, con i suoi inquietanti personaggi tra la visione mitologica e una campagna in decadenza, insieme alle raffinate «architetture naturali» di Federica Giulianini, ai profondi paesaggi di Lucia Baldini, coi suoi densi cromatismi, a quelli tra luce e ombra di Giulia Dall’Olio, alle creature magmatiche di Marina Girardi e alle «forme di pensiero» di Martina Roberts.

Selvatico arriverà a Cotignola, suo «paese natale», il 30 settembre, tra museo Varoli, palazzo Pezzi, palazzo Sforza e Casa Varoli, con numerosi artisti: Marco Samorè, Silvia Chiarini, Giovanni Lanzoni, Giulio Zanet, Marco Salvetti, Jacopo Casadei, Antonio Bardino, Matteo Nuti, Vera Portatadino, Giovanni Blanco, Domenico Grenci, Debora Romei, Marco Andrighetto, Denis Riva, Rudy Cremonini, Alberto Zamboni, Alessandro Saturno, Massimo Pulini e Vittorio D'Augusta. Il 13 ottobre al Mic di Faenza inaugurerà l’esposizione di Lorenza Boisi, mentre il 14 ottobre partirà la tappa di Bagnacavallo, all’ex convento di San Francesco, con opere di Mirko Baricchi, Luca Coser, Lorenzo di Lucido, Paola Angelini, Enrico Minguzzi, Elena Hamerski, Massimiliano Fabbri, Lorenza Boisi, Luca Caccioni e Veronica Azzinari. Ultima inaugurazione a Rimini il 4 novembre, nel museo della Città, con i dipinti di Giovanni Frangi.

FORLì | Pre????

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IMOLA | Al’Autodromo alle origini del mito

Laura Sangiorgi Cellini

L’Autodromo di Imola prosegue il suo cammino di conversione verso la multifunzionalità. Dopo i grandi concerti degli ultimi anni ora è la volta del museo Checco Costa, che presenta al pubblico le origini del mito del circuito. La società Imola Faenza Tourism, che gestisce il museo, sta lavorando in rete con la regione Emilia-Romagna per lanciare quella «cultura motoristica» che da sempre rappresenta per Imola un volano di attrazione turistica. All’interno del museo i visitatori possono quindi tornare alle origini della storia dell’autodromo, attraverso la mostra multimediale «Imola’50. Alle origini del Mito». L’idea è quella di un percorso emozionale tra le testimonianze visive dell’epoca, con le vere protagoniste dell’esposizione: i bolidi a due e quattro ruote.

Nella mostra, realizzata in collaborazione con il Crame e il coinvolgimento di collezionisti privati, si possono ammirare le mitiche e prestigiose «Sport» degli anni ‘50. Non potevano poi mancare le Ferrari e le Maserati che dominarono i primi Gran Premi imolesi, piuttosto che le rivoluzionarie Lotus di Colin Chapman o la Porsche 500 RS, in griglia di partenza al terzo Gran Premio Shell, che fu resa drammaticamente celebre dall'icona degli anni '50 James Dean.

Oltre alle quattro ruote troviamo anche le «carenate» a due ruote, tipiche di quelle prime corse sul nuovo circuito imolese (le strane e magnifiche carenature «a campana» saranno abolite nel '58): la Guzzi 8 cilindri, vincitrice nel ‘57 e capace di raggiungere i 275 Km/h, la MV Agusta di John Surtees, la Norton di RayAmm e poi ancora Mondial, Nsu, fino all'imbattibile Gilera 500, sei volte campione delMondo con Masetti, Duke e Liberati, che però non riuscì a contenere lo strapotere della 8 cilindri nella «IV Coppa d’oro Shell» del 1957.

L’esposizione, visitabile fino al 16 ottobre, si arricchirà di nuove vetture e moto con l’avvicinarsi al Crame per rendere dinamico l’allestimento degli spazi in vista dei migliaia di visitatori della mostra scambio più importante d’Europa.

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FAENZA | Luce Raggi tra Cina e Giappone

Avrà un seguito l’esperienza cinese della ceramista faentina Luce Raggi, che lo scorso anno ha preso parte al Jingdezhen International Studio, centro mondiale della porcellana in Cina, per consolidare il gemellaggio tra Faenza e Jingdezhen, città delle ceramiche (tra gli eventi anche l’inaugurazione di Faenza Square). Durante la residenza la Raggi ha realizzato alcune sculture artistiche che omaggiano gli oggetti della quotidianità. Parte di quelle opere oggi fanno parte di collezioni private e museali (tra cui il Taoxichuan Ceramic Museum), e la ceramista faentina sta per tornare in Cina per una nuova residenza di tre mesi al Jingdezhen International Studio. Una sua opera parteciperà, dal 15 settembre, al Mino International Ceramics Festival, in Giappone, e un’altra dal 18 ottobre parteciperò a un’esposizione della Chinese National Academy of Art.

Ecco un'anteprima di tutte le mostre del nostro territorio 
RAVENNA | Pronti per la Biennale del Mosaico

E’ chiaramente impossibile riassumere in poche righe i contenuti dell’edizione 2017 di Ravenna Mosaico, che dal 7 ottobre impreziosirà la città bizantina con mostre ed eventi di ogni tipo. Ci limitiamo dunque a segnalare l’ambiziosa mostra-guida, ospitata al Mar e intitolata «Montezuma, Fontana, Mirco. La scultura in mosaico dalle origini a oggi», a cura di Alfonso Panzetta e in corso fino al 7 gennaio. L’esposizione documenterà in particolare le ricerche plastiche mosaicate di Lucio Fontana e Mirko Basaldella, dagli anni ’30 del Novecento, che seppero andare oltre gli esiti architettonici di Gino Severini, richiamando remote e arcaiche esperienze artistiche sudamericane. L’esposizione, oltre ai precursori Fontana e Basaldella, indagherà gli anni ’60 e ’70 attraverso gli artisti che fecero tesoro delle loro innovazioni musive, dai materiali non tradizioni alle sfide del design.

Nel frattempo inaugura già sabato 16 alle 17, nel Battistero degli Ariani al Mausoleo di Teodorico, «Epifanie contemporanee. Opere di Marco De Luca nei monumenti ariani», nuova sfida site-specific dell’artista, all’insegna del dialogo fra l’oggi e l’antico.
 

FAENZA | Una dissacrante, festosa mostra presso Bottega Bertaccini

Sandro Bassi

Venticinque pezzi compongono «Fuori dal vaso», dissacratoria e ironica mostra di Gianfranco Morini, alla bottega Bertaccini di Faenza fino al 23 settembre. In almeno trent’anni di carriera «il Moro» ha accreditato di sé l’immagine dell’artista trasandato, anarchico e ribelle, sia nell’atteggiamento – barba e capelli irsuti, onnipresenti cospi, sigaro e pancia prominente – sia nell’abbigliamento e pure nell’ostentato turpiloquio. In realtà, dietro le apparenze, si cela un artista rigoroso e perfezionista, che ha ereditato la raffinatezza di Augusto Betti, il gusto dell’ironia di Angelo Biancini e l’insofferenza alla tradizionale di Alfonso Leoni. In questa breve ma festosa rassegna il Moro presenta forme classiche se non addirittura arcaiche – orci, anfore, fiasche, brocche e pitali –, sovente deformate o comunque asimmetriche, a colori sgargianti non privi di colature e sbrodolature, oppure graffite, oppure ancora con delicati smalti color terra che rimandano all’etrusco, al preistorico o a un compiaciuto neo-primitivo, proposto però con freschezza.

Fanno eccezione due opere: Terra ramassata, composta da un grosso maccherone rosa ripiegato su se stesso per poi esser combinato con una catena da motocicletta (pubblicata sulla copertina della rivista nazionale «D’A») e un vaso verduriforme con coperchio «a cappello di zucca», con le consuete deformazioni e colature.
 

BAGNACAVALLO | I grandi cicli grafici dell’artista spagnolo alle Cappuccine

Sandro Bassi

Costituirà il pezzo forte dell’imminente festa di San Michele, a Bagnacavallo, la mostra su Goya che inaugura sabato 16, alle 18, al museo delle Cappuccina. Curata dal direttore del museo, Diego Galizzi, e da un’esperta di incisione qual è Patrizia Foglia, «Follia e ragione all’alba della modernità» sarà in corso fino al 19 novembre, visitabile martedì e mercoledì ore 15-18; giovedì 10-12 e 15-18; venerdì, sabato e domenica 10-12 e 15-19, nelle giornate di San Michele porte aperte fino alle 23.30 e visite guidate ogni giorno alle 16.

Noto al grande pubblico per i folgoranti dipinti sulla corte di Madrid e la guerra contro Napoleone (su tutti, la violentissima Fucilazione del 1808), Francisco Goya (1746-1828) fu però soprattutto un incisore e si misurò con l’acquaforte, l’acquatinta, la puntasecca e le altre forme di stampa da lastre di rame. Per quanto seriali, le sue incisioni sono estremamente pregevoli e con questa mostra le Cappuccine si candidano a ripetere – se non a superare – il successo ottenuto lo scorso anno con le «Anime morte» di Chagall, che richiamarono oltre 6mila visitatori e catapultarono Bagnacavallo su una ribalta quanto meno nazionale.

«Esponiamo 220 opere – spiega Diego Galizzi – e già questo per noi è un record. Ma la mostra sarà straordinaria anche da un punto di vista qualitativo, perché riuniremo i quattro grandi cicli della sua opera grafica: I Capricci, I Disastri della guerra, La Tauromachia e Le Follie o Proverbi. Nel sottotitolo c’è un apparente ossimoro, perché ragione e follia sono di norma antitetiche e tuttavia Goya, artista illuminista e umanista per eccellenza, è stato fra i primi a indagare il vasto mondo dell’irrazionale: per lui la realtà del mondo è caos, incubo, superstizione. Rimane uno dei più lucidi interpreti della modernità e anche uno dei più profetici. Quando fu invitato a testimoniare con la pittura le atrocità commesse dai soldati francesi nelle guerre napoleoniche si comportò con imparzialità, documentando anche le nefandezze commesse dagli spagnoli e facendo così luce su quell’unica, grande follia collettiva che è la guerra, sotto qualsiasi cielo e con qualunque bandiera»

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