Ravenna Festival, c'è l'Inferno di Dante con ben 700 protagonisti

Romagna | 25 Maggio 2017 Spettacoli
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«Inferno» di Dante alza il sipario il 25 maggio, ed è senza dubbio il lavoro più complesso e compartecipato mai concepito dal Teatro delle Albe e voluto da Ravenna Festival. Tutta la città di Ravenna diventerà un grande palcoscenico, inoltre questa iniziativa mette in scena anche la cittadinanza, il proprio amore per l'arte, per il teatro. I cittadini iscritti a farne parte, più di 700, saranno impegnati con diverse mansioni, come attori, cantanti, ballerini, scenografi e costumisti, diretti dagli ideatori Marco Martinelli ed Ermanna Montanari. Un’altra novità è la partecipazioni di tanti ragazzi stranieri, richiedenti asilo, i quali saranno protagonisti di un Teatro Rasi, totalmente trasformato.
IL PERCORSO DELL'INFERNO
«L'inferno» è la prima delle tre tappe in cui è articolata la «Divina Commedia», che proseguirà nel 2019 con «Purgatorio» e nel 2021 con «Paradiso». Dalla prima del 25 maggio fino al 3 luglio, tutte le sere dalle ore 20, la Tomba di Dante rappresenterà il punto di partenza di questo spettacolo itinerante. Si inizierà con il primo canto composto da un coro di cittadini. Poi la rappresentazione si sposterà, passando in via Dante Alighieri, in via Mariani, in via di Roma e passando davanti a Sant’Apollinare, si arriverà al Teatro Rasi, dove si svolgerà il resto della rappresentazione.
LE PAROLE DI MARTINELLI
Martinelli, uno degli ideatori e regista di «Inferno», racconta che far salire Dante su un palcoscenico è un sogno di quasi quattro decenni fa. «L'idea, Ermanna e io, l'abbiamo da quando facevamo il liceo ‘Dante Alighieri’ a Ravenna, più di 40 anni fa. Era un autore, per noi già allora molto importante e in questi decenni di teatro lo abbiamo sempre avuto vicino, anche quando mettevamo in scena i nostri testi oppure Molière o Shakespeare - racconta Martinelli. Lui la definisce un’impresa smisurata da un punto di vista professionale, che sta riuscendo alla perfezione grazie all'immensa partecipazione della cittadinanza accanto a quella dei professionisti. «Il modello di questa 'Divina Commedia' è la sacra rappresentazione medievale, o il teatro della rivoluzione russa, di Vladimir Majakovskij, - spiega il regista, - cioè modelli di teatro in cui i professionisti non si chiudono nella loro torre d'avorio, ma dialogano ogni giorno sul palcoscenico con la città. Hanno bisogno di avere vicino anche chi artista non è, chi attore non è. Proprio perché la vita faccia irruzione sul palco, - prosegue, - e noi, Ermanna e io, abbiamo sempre creduto in tutti questi anni, che questo incontro, che questo corto circuito tra artisti e cittadini, sia una delle strade per dare senso al teatro, in questo secolo, in questo millennio in cui il teatro sembra messo in un angolo, dai grandi media virtuali». Da giovedì in scena ci saranno tanti ragazzi stranieri, immigrati, richiedenti asilo. Loro saranno il grande coro dell'inferno, una delle tante sorprese di questa performance. «Con l'idea di coinvolgere la cittadinanza, va da sé che siano stati coinvolti anche i ragazzi immigrati. Credo che sia un dovere importante quello di ospitalità nei loro confronti» riferisce Martinelli.
Per gli ideatori di questo progetto, le aspettative delineate in partenza sono già state esaudite, e l'opera «Inferno» è solo la punta dell'iceberg, secondo Martinelli, dove tutto il lavoro fatto sotto, ha lo scopo di farla brillare, il più possibile. «Questo è un clima di lavoro bellissimo, - riferisce, - vedere il teatro Rasi ogni giorno attraversato da centinaia di persona di tutte le età, di tutte le lingue, è un dono bellissimo che ci facciamo e che credo, facciamo anche alla città». (Ornela Hila)
 
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