Processo Cagnoni, lo psichiatra: "erano una coppia all'antica:avevano un rapporto soggetto-oggetto"
Alla quattordicesima udienza del processo che vede Matteo Cagnoni accusato di aver ucciso a bastonate la moglie Giulia Ballestri che voleva separarsi da lui, hanno testimoniato, tra gli altri, la responsabile della salute nelle carceri Ausl Toscana centro, Gemma Brandi e lo psichiatra Maurizio Stupiggia cui la coppia si rivolse per cercare di venire a capo della crisi matrimoniale. La Brandi venne contatta dalla sorella, ex allieva di Mario Cagnoni, quando apprese la notizia della morte di Giulia. "Mi chiese di mandare un messaggio al professor Cagnoni e di rendermi disponibile come psichiatra nel caso avesse avuto bisogno. E' un uomo molto stimato e considerato a Firenze ed eravamo davvero dispiaciute per la situazione che stava affrontando. Cagnoni non parlò molto del figlio, piuttosto dei nipoti anche se mi disse che si erano già accordati con i consuoceri per cercare di farli stare il più tranquilli possibile e che il fratello di Giulia si era offerto di prendersene cura essendo il più giovane in famiglia". Mario Cagnoni chiede alla psichiatra come comportarsi con un nipote che chiedeva se avrebbe mai rivisto il padre. "Gli dissi che se i figli lo volevano rivedere, se c'era ancora un seme di legame era importante coltivarlo, tirando fuori quello che c’è di buono nella funzione genitoriale”. La psichiatra ha anche sottolineato come, a suo parere fosse meglio un figlio ofano che uno conteso tra i genitori perchè il primo avrebbe potuto essere di nuovo amato da una nuova figura genitoriale mentre il secondo sarebbe cresciuto in un contesto di sofferenza.
Maurizio Stupiggia, invece, che ebbe in cura Giulia e Matteo per una terapia di coppia li ha definiti una "coppia all'antica in cui lui ha il maggior potere. Un rapporto soggetto-oggetto". "Cagnoni mi parve lucido ed argomentativo mentre la moglie meno interessata alla terapia e sofferente. Cagnoni, tra l'altro pareva attribuire la causa della crisi ad una forma di depressione della moglie che, durante le sedute continuava a dire di volere più spazio per sè, cercava la sua autonomia, era in una fase germinale di emancipazione. Vennero davvero poche volte da me e quel percorso di riequilibrio della coppia che avrei voluto portare avanti venne 'spezzato' quando Cagnoni mi chiamò annullando una seduta e poi non li sentì più.Immaginai che non fossero in grado di gestire il riequilibrio e che il marito non potesse sopportare che la moglie acquisisse maggiore autonomia". (m.c)