Faenza, Morini lascia dopo 8 anni la Fondazione: "Erogazioni e innovazione anche in futuro"

Romagna | 15 Dicembre 2017 Cronaca
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«Abbiamo fatto i miracoli, aumentando le erogazioni e gli investimenti, mentre altre Fondazioni hanno azzerato i budget. Abbiamo puntato sulal qualità dei progetti ed abbiamo investito sul futuro della città, in primis i giovani. Faenza? Sarà più contendibile…».
Alberto Morini lascia dopo 8 anni la Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza. Lo fa alla sua maniera, con un evento venerdì 15 (vedi il box) che guarda al futuro. In questa intervista progetti ed obiettivi raggiunti dal 2010 ad oggi.
Presidente Morini, il ruolo della Fondazione in questi 8 anni è cambiato molto. La crisi del gruppo Cassa di Cesena/Banca di Romagna quanto ha influito?
«Dal nostro insediamento è cambiato “il mondo”. La nostra Fondazione, ma il discorso è abbastanza generale, era l’azionista di una banca da cui percepiva proventi da elargire sul territorio. Oggi è un soggetto investitore con una patrimonio diversificato che si pone il problema prima di investire e poi se mai di sostenere progetti validi. E’ stato un cambio di passo obbligato, ma a mio parere opportuno. Ci eravamo posti il tema di favorire gli investimenti piuttosto che i meri contributi a fondo perduto, finalizzandoli alla creazione del valore e in ottica di innovazione che facesse rete con altri attori. L’operazione sui Salesiani accompagnato dalla rinascita di un’area del centro storico importante e l’azione del Contamination Lab sono state le risposte».
Fin dall’inizio avete agito molto sulla trasparenza dell’ente, quasi ce ne fosse stato bisogno rispetto al passato…
«I nostri bilanci e regolamenti, sin dal primo giorno, sono stati tutti pubblicati, come i nostri compensi oltre ad avere recepito tutte le normative fino a quelle europee in tema di incompatibilità e limite di mandato».
Pur essendo la Fondazione più piccola della Romagna, erogazioni ed investimenti sono comunque aumentati. Che scelte avete fatto?
«A parlare sono i numeri di questi otto anni: dal 2010 la Fondazione ha fatto erogazioni a beneficio del territorio per 2.161.051 euro, investimenti per 4.418.908 euro, incrementato due volte e mezzo la riserva strategica della Fondazione per le erogazioni, senza fare un euro di debiti. Abbiamo finalizzato l’intervento della Fondazione coniugando visione, obiettivi e sostenibilità. Nel frattempo si avvia alla conclusione il 2017, un anno concluso incrementando ulteriormente i fondi a riserva, erogati in linea con la programmazione; e già si stanno stanziando i plafond necessari nel 2018 con i bandi per le scuole e l’intervento istituzionale a fianco del Mic per gli 80 anni del Premio Faenza».
Contamination Lab è stato il progetto più innovativo che avete presentato. Che sviluppi avrà in futuro?
«Nato nel settembre del 2014, il pre-incubatore Contamination Lab è uno spazio con sede a Palazzo Naldi dove giovani studenti con diverse skills possono contaminarsi e condividere nuove idee imprenditoriali. Tra i case history sviluppati in questi anni, nel corso dell’evento esporranno la loro esperienza all’interno del Contamination Lab Federico Tassinari (Opera Visual), Francesco Ghini (BuonSenso Faenza), Davide Bulzaga (Mens Sana) e Filippo Gianessi (Collettivo GG e Small City Big Stories). “La Città Contendibile”, che ripercorre il Progetto Salesiani 2.0, è l’idea di una città connessa sveglia notte e giorno, ricettiva a stimoli e nuove idee: è quello che in piccolo abbiamo voluto creare ai Salesiani e spero che il messaggio sia passato. Il Contamination Lab rappresenta un tassello di un sistema più ampio di pre-incubatori su cui la Fondazione continuerà a lavorare per aprire relazioni e contatti».
Venerdì 15 presentate anche le linee guida del prossimo triennio. Su cosa sono fondate?
«Le linee guida future della Fondazione per il prossimo triennio continueranno lungo il percorso tracciato, prestando attenzione al futuro e alle nuove generazioni. C’è una strada tracciata e un profilo inderogabile. Oggi il tema è valorizzare gli asset che si posseggono e non attendere che qualche d’uno ti riconosca un dividendo. La Fondazione oggi è un azienda dove tutti i giorni occorre, tenendo sotto sotto controllo i costi, valutare prima strade possibili di investimento poi porsi il tema di sostenere questo o l’altro progetto. E’ il lavoro quotidiano che fa la differenza. Facendo così abbiamo superato anni complicati e posto le premesse per guardare lontano. L’Italia è seduta su un debito pubblico colpevolmente non ridotto in un decennio di tassi pressoché a zero e il conto non tarderà ad arrivare, dall’altra parte soffia sempre più forte un vento di mercati globalizzati e assi di sviluppo a cui occorre stare agganciati: i prossimi anni cioè non saranno meno complessi di quelli trascorsi, mi auguro non si pensi, come spesso accade, di affrontarli guardando negli specchietti retrovisori. E questo vale anche per la Fondazione».
E Alberto Morini cosa farà in futuro? Fra due anni e mezzo ci sono le elezioni amministrative a Faenza…
«Alberto Morini un mestiere ce l’ha già, fa l’imprenditore ed intende continuare. Giro il mondo per lavoro, certo a Faenza ci sono molto legato ed in questi anni, dopo l’esperienza innovativa di Laboratorio Faenza del 2009, non tutto è andato come avevamo immaginato, anzi. C’è bisogno di una nuova scossa, vedremo…». (m.p.)
 
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