Faenza, il sindaco Malpezzi: "Punto nascite sicuro, stop alle polemiche"
Giovanni Malpezzi* - Gentile direttore, il mantenimento o meno dei punti nascita in quei presidi non in grado di assicurare un numero sufficiente di parti all'anno in base all'accordo Stato-Regioni del 2010 è tema molto complesso. Ma su una cosa siamo tutti d'accordo: chi partorisce deve farlo in tutta sicurezza, presso reparti ospedalieri in grado di gestire ogni tipo di emergenza a garanzia della salute delle partorienti e dei nascituri. Quanto affermano le associazioni di neonatologia e pediatria su questo punto è perciò assolutamente condivisibile e perfino scontato.
In generale la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti all'anno coinvolge e preoccupa tantissime realtà. Nel 2015 erano 123 in Italia le strutture al di sotto di questa soglia, un dato tra l'altro destinato a crescere per via del vistoso e diffuso calo demografico in corso, rischiando di coinvolgere anche Faenza. Come sindaco ne ho piena consapevolezza. Ciò premesso, la presa di posizione pubblica delle società scientifiche a favore della chiusura dei reparti con un numero di parti all'anno ritenuto non sufficiente già espresso in altre occasioni e in altri territori, qui da noi risulta forzato nel modo e non condivisibile per le soluzioni che prefigura.
A chi giova ingenerare il dubbio che partorire a Faenza sia meno sicuro che a Ravenna o presso altri ospedali? Che senso ha auspicare soluzioni drastiche come la chiusura sic et simpliciter dei punti nascita, sapendo che l'assistenza materno-infantile si basa su una integrazione organizzativa e professionale di tutti i servizi dedicati alla gravidanza, al parto e al post-parto, erogati sia attraverso le strutture ospedaliere che consultoriali, che non possono non tenere conto delle caratteristiche geografiche e demografiche dei territori? L'accesso ai servizi sanitari, la loro dislocazione ed eventuale integrazione è un nodo centrale che non può essere sottovalutato. Men che meno trattato come una semplice questione che riguarda la politica e il consenso degli amministratori e non i diritti e i bisogni dei cittadini.
La Conferenza territoriale sociale e sanitaria della Romagna si è distinta in questi anni per un forte senso di responsabilità, consapevole che per continuare a garantire standard sanitari elevati fossero necessarie scelte di razionalizzazione nei territori. A riprova che i sindaci, e più in generale la politica, non si sottraggono di certo alle loro responsabilità, anche quando certe decisioni possono apparire impopolari.
Bene ha fatto perciò l'Ausl della Romagna a precisare da una parte che a Faenza i livelli di sicurezza sono assolutamente garantiti e che il Piano di riordino ospedaliero approvato a dicembre mira a qualificare ulteriormente l'offerta sanitaria relativa alle nascite. Come fin qui fatto, ribadisco che Faenza lavorerà in stretta sinergia con la Regione Emilia Romagna e L'Asl della Romagna nell'individuare le soluzioni più opportune per mantenere anche in futuro, nel nostro Ospedale, qualificati servizi relativi al percorso nascita, fondamentali per la comunità della Romagna faentina».
*Sindaco di Faenza