Congresso Pd, l'onorevole Pagani: "Da Renzi troppi errori, perchè sostengo Orlando"

Romagna | 24 Marzo 2017 Blog Settesere
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Onorevole Pagani, lei è stato per molto tempo vicino alle posizioni del ministro Martina. Perchè al congresso ha scelto di sostenere invece la mozione Orlando?
«Maurizio Martina è anche un mio caro amico, e quindi l'ho detto anche a lui che credo che la sua idea sia sbagliata. Martina pensa cose molto simili a quelle che penso io sugli errori che ha commesso Renzi in questi anni, e sulla necessità di cambiare radicalmente. Però è convinto che Renzi vincerà comunque le primarie e pensa di poterlo aiutare a cambiare schierandosi al suo fianco. Ma alla fine con le primarie si può solo mettere la croce sul nome di Renzi o di un suo concorrente, e non si vota Renzi/Martina. Se metti la croce su Renzi voti per Renzi, e tutti i voti che prenderà li conterà come suoi, punto. Non esistono i ‘diversamente renziani’, ci sono i renziani ed i non renziani. Io non sono renziano, e quindi non voterò per Renzi. Credo di non dovere più dimostrare nulla riguardo la mia lealtà verso il mio partito e verso chi lo guida, pro tempore. Non ho mai fatto polemiche di nessun tipo, ed ho sempre detto la mia opinione solo nelle sedi opportune. In Parlamento ho sempre votato disciplinatamente tutto quello che la maggioranza ha deciso, anche quello su cui avevo espresso delle perplessità. Ho sostenuto pubblicamente sempre il partito ed il suo segretario, e nelle difficoltà ho sempre cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno, e non mezzo vuoto. Ma il congresso è una discussione interna che richiede la massima chiarezza ed onestà intellettuale. Non c'è solo il diritto di ciascuno di noi di dire quel che pensa, a mio parere c'è anche il dovere di essere chiari e di comportarsi coerentemente».
In provincia di Ravenna che risultato sperate di ottenere? Dai numeri dei primi circoli Renzi raccoglie la grande maggioranza dei voti degli iscritti...
«Non ho mai saputo prevedere il futuro, e non lo farò nemmeno ora. Si deve puntare a vincere sempre, e poi si fa quel che si può. Speriamo di ottenere tanti consensi, pur sapendo che Orlando non è il candidato che ha maggiori probabilità di vincere. Siamo convinti che le nostre proposte aiuteranno il Partito democratico a recuperare i consensi che stiamo pericolosamente perdendo, soprattutto a sinistra, e favoriranno l'unità del partito e la capacità di tener dentro e rappresentare anche chi non si riconosce nel renzismo. Noi siamo orgogliosi delle cose buone fatte in questi anni, ma diciamo che il Pd deve fare di più per ridurre le diseguaglianze sociali, tra chi ha di più e chi ha di meno, ed ogni voto che prenderemo darà forza a questa idea, anche se il segretario sarà un altro. Diciamo che, diversamente da quel che è successo in questi ultimi anni, bisogna che il segretario si cominci ad occupare seriamente del partito, che è ridotto piuttosto male in tutta Italia, che è da ricostruire, e faremo valere i consensi che otterremo in questo senso, lavoreremo per questo obiettivo, con il segretario che verrà eletto. Speriamo che sia Orlando, che dice queste cose perché ci crede veramente».
Si sente più «orfano» o più «libero» dopo le uscite dal Pd di figure storiche come Errani e Fiammenghi? Che giudizio dà delle loro scelte?
«Più orfano, perché Errani, Fiammenghi e tanti altri che hanno deciso di abbandonare il Pd sono persone che stimo, con le quali ho collaborato per anni, ed a cui voglio bene. Perderli è una grossa sconfitta per il Partito democratico, e credo che se in questi anni Renzi avesse guidato il Pd con meno arroganza, più rispetto, più capacità di ascolto e di inclusione delle opinioni diverse dalle sue, avremmo potuto evitare questa scissione ed oggi saremmo ancora il primo partito, con oltre il 30% dei consensi, e non saremmo stati superati dal M5s. Detto questo devo aggiungere che il mio giudizio sulla scelta di chi ha deciso di andarsene e fare un nuovo partito, concorrente del Pd, è molto severo. Penso che sia un grosso errore strategico abbandonare il progetto che abbiamo costruito insieme anziché lottare democraticamente per cambiare. Quando abbiamo dato vita al Pd dicemmo che volevamo fondare il partito del secolo. Renzi è un fenomeno momentaneo, che forse non durerà nemmeno a lungo, mentre il Pd ci dovrà essere anche dopo, quando ci saranno altri altri segretari ed altri dirigenti, dopo Renzi e dopo tutti noi. Non abbiamo fatto il Pd per noi, lo abbiamo fatto per l'Italia, e quindi non possiamo andarcene via perché ora non siamo noi a guidarlo. Le cose cambiano, anche più rapidamente di quel che si crede, ed anche i dirigenti cambiano, mentre i valori e gli ideali di uguaglianza e di giustizia sociale che abbiamo messo nelle fondamenta del Pd rimangono. E ci sarà comunque qualcuno che li porterà avanti».
Secondo lei il governo Gentiloni deve arrivare a fine legislatura nel 2018 o è meglio votare in autunno? A Palazzo Chigi ci sono ancora riforme importanti da chiudere…
«Tra novembre e febbraio non mi pare che faccia molta differenza. Piuttosto che sulla data mi concentrerei su quello che si deve fare prima di tornare al voto. In questi anni il Parlamento ha approvato molti leggi che delegano il Governo ad emanare decreti delegati e spendere soldi accantonati per affrontare problemi importanti per il Paese, a cominciare dall'aumento delle povertà e delle diseguaglianze sociali. Io credo che sarebbe bene completare questo lavoro prima di tornare al voto, perché altrimenti il lavoro fatto fino a qui sarà vanificato ed i problemi sociali rimarranno senza risposta. Poi cosa diciamo a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese ed aspetta una aiuto? Che deve votarci e glielo daremo la prossima volta? Inoltre credo che si dovrebbe cominciare lavorare sul serio per approvare la legge elettorale, e smetterla di prenderci in giro con proposte farlocche come il ritorno al Mattarellum, che purtroppo è irrealizzabile, perché nessuno partito si è dichiarato disponibile a votarlo. Se continuiamo a predicare l'autosufficienza, a dire che non faremo alleanze con gli scissionisti, e a vaneggiare del Mattarellum, invece di aprire seriamente un confronto sulle proposte che ci sono e che prevedono un premio alla prima coalizione, vuoi dire che ci stiamo preparando a fare il governo di larghe intese con Berlusconi. Io non sono d'accordo, voglio provare a ricostruire un'alleanza di centrosinistra per governare l'Italia, ed al congresso voto per Orlando anche per questa ragione». (m.p.)
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