Congresso Pd, la Rontini: "Renzi rappresenta ancora la voglia di riformismo permanente"

Romagna | 25 Marzo 2017 Blog Settesere
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Rontini, in molti sostengono che è un congresso senza reale confronto, la mozione «RenziMartina» che lei sostiene è nettamente favorita. E' realmente così?
«Non è così, si tratta di un congresso vero, con tre candidature autorevoli e un confronto a viso aperto, che sta coinvolgendo tantissime persone in tutta Italia e nei circoli all’estero, sul futuro del Partito democratico e del nostro paese. Non mi interessano i pronostici su quale sia la mozione favorita, ho a cuore l’opinione dei nostri iscritti e degli elettori, sono loro che ci diranno se la mozione di Matteo Renzi, che io sostengo convintamente perché ritengo ci sia un percorso da completare, per non lasciare il lavoro a metà, è la più adeguata per rispondere alle sfide che l’Italia ha di fronte».
Quali sono le tre proposte programmatiche che vi differenziano di più dalla mozione Orlando?
«In primis il lavoro, con la proposta di introdurre forme di sostegno al reddito per periodi stabiliti e condizionati a programmi di formazione e di ricollocazione, definiti d’intesa con le parti sociali. Poi in tema di tasse, vogliamo portare avanti una riforma complessiva della fiscalità, proseguendo il lavoro di riduzione di questi anni (canone Rai, tasse agricole, abolizione Imu prima casa, Irap, ecc), con un’attenzione particolare ai giovani e alle donne. Infine, nella mozione Renzi c’è la proposta di un ‘riformismo permanente’: una costante azione di semplificazione e revisione amministrativa per dare maggiore competitività alle nostre imprese, cogliendo al contempo la sfida della rivoluzione digitale».
Che numeri pensate di raccogliere in provincia di Ravenna, dove, a parte Faenza, Renzi non ha mai fatto proseliti?
«A dire il vero Renzi non ha mai fatto proseliti tra i dirigenti di partito, mentre tra gli iscritti il suo consenso era già diffuso. Mi spiego: al congresso del 2013 in provincia di Ravenna si tennero 76 assemblee di circolo che coinvolsero oltre 2700 iscritti e la mozione Cuperlo vinse con un distacco di appena 11 voti su quella di Renzi. Questo dato evidenzia che il suo consenso non era radicato solo nell’area faentina, bensì in tutto il territorio provinciale, da Ravenna città al forese, passando per la Bassa Romagna fino al cervese. Grazie al ticket col ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, dovremo essere capaci di raccogliere più del 74,77% di voti che Renzi capitalizzò tra gli elettori alle primarie di 3 anni fa, nel nostro territorio provinciale».
Secondo lei il governo Gentiloni deve arrivare fino a fine legislatura nel 2018 oppure è più opportuno andare al voto in autunno?
«Il dibattito sulla ‘data di scadenza’ del governo guidato da Paolo Gentiloni non mi ha mai appassionata: i congressi non servono per stabilire la durata della legislatura, ma per discutere di ciò che serve al nostro Paese. Trovo incomprensibile chi un giorno dice “avanti fino al 2018” e l’altro, invece, minaccia la sfiducia. Più semplicemente penso che il governo abbia il dovere di continuare a lavorare in maniera efficace per dare risposte ai problemi dei cittadini in tema di lavoro e disoccupazione giovanile, rilancio dell’economia, ricostruzione delle aree colpite dal sisma, ruolo dell’Italia in Europa e gestione dei migranti. Rispondendo così alle preoccupazioni delle persone e al loro senso di insicurezza davanti a un mondo globalizzato». (m.p.)
 
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