Luigi Ceccarelli sonorizza il capolavoro dell’Espressionismo tedesco sabato 3

Federico Savini
«Il suono all’interno di un film occupa un ruolo più importante di quanto solitamente non si pensi. Così, il nostro intento è quello di ri-sonorizzare vecchie pellicole per dar loro un respiro contemporaneo, per veicolare le emozioni che lo schermo suggerisce come fosse un film di oggi». Il compositore ravennate Luigi Ceccarelli ribadisce la filosofia che sta alla base del suo lavoro, e che innerverà la serata di sabato 3 giugno, quando alle 21.30 il PalaCongressi ospiterà per il Ravenna Festival la proiezione del miliare Das Cabinet Des Dr. Caligari (1919) con la sonorizzazione in diretta dell’Edison Studio, ossia Ceccarelli insieme a Mauro Cardi, Fabio Cifariello Ciardi e Alessandro Cipriani. Il capolavoro di Robert Wiene, primo caposaldo dell’Espressionismo cinematografico tedesco è un cult che negli anni non ha perso fasciano e continua a impressionare per la visionaria capacità di confondere la realtà dal sogno (o meglio dall’incubo), la follia dalla sanitò mentale.
«In passato avevamo già lavorato su Das Cabinet ma a Ravenna si tratterà di un progetto nuovo, basato sulla recente versione restaurata del film - spiega Ceccarelli -. La qualità delle immagini è splendida, davvero inedita se pensiamo a quanto la pellicola fosse sbiadita, e grazie all’impegno della Cineteca di Bologna è uscito anche un dvd con la nostra colonna sonora».
Che quindi è una vera partitura che non prevede improvvisazione.
«Noi suoneremo dal vivo ma non ci sarà improvvisazione, abbiamo calibrato ogni cosa sulla drammaturgia del film, nel tentativo di rendere più chiaro ogni particolare».
In un film volutamente sfuggente e onirico. Si sa qualcosa della colonna sonora che veniva suonata nel 1919?
«Per quel che ne so è andata perduta. La maggiore particolarità del nsotro lavoro è stato introdurre la voce in alcuni punti di quello che a tutti gli effetti è un film muto. Una voce in tedesco, elaborata con effetti in modo da suonare il più “espressionista” possibile. Parliamo di un film che non si può incasellare ma ha certamente atmosfere da thriller claustrofobico, quasi a horror e ci siamo attenuti a quel mood».
Con quali suoni?
«Con campionature di rumori ma soprattutto di strumenti, che poi processiamo e riutilizziamo. Non ci sono sintetizzatori né suoni elettronici ‘generati’».
Cercate di restare fedeli all’intento del regista?
«Aggiungere suoni è di per sé un’invenzione ma sì, proviamo a calarci negli intenti originari degli autori. Con la colonna sonora enfatizziamo le emozioni, diamo un suono contemporaneo a un’opera di cent’anni fa».