Piovaccari (UcBR): «Contributi alle chiese? Oramai uno strumento superato»

Bassa Romagna | 18 Febbraio 2017 Cronaca
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«Questo strumento non ha più senso. Non entro nel merito della questione, su cui vige una legge nazionale. Ma questi contributi, che richiedono diversi passaggi burocratici, sono trascurabili e servono a ben poco». Il presidente dell’Unione Bassa Romagna, Luca Piovaccari, commenta così le cifre che dai Comuni del comprensorio, come previsto dalla legge Bucalossi del 1977, vanno a sostenere le spese di manutenzione per «chiese ed altri edifici per servizi religiosi».
I finanziamenti sono calcolati (percentuale del 7%) sugli «oneri di urbanizzazione secondaria» che i Comuni incassano a seguito della costruzione di nuovi edifici. E se fino a qualche anno fa la cifra era un poco più sostanziosa, oggi si è assottigliata a qualche spicciolo. In queste settimane le giunte comunali hanno deliberato le somme inerenti alle quote maturate nel 2015 (vedi tabella). «Complice la crisi dell’edilizia e la direzione sancita dal progetto di legge regionale, che punta ad azzerare il consumo di suolo e a spingere le riqualificazioni urbanistiche, le cifre sono limitate. Non mi avventuro in giudizi di merito, se la legge sia giusta o sbagliata: più semplicemente, se la normativa voleva sostenere interventi sugli edifici, questo strumento oramai è inutile».  
Se a Sant’Agata, in base ai calcoli, il saldo 2015 è addirittura negativo e non viene elargito alcun contributo, quello di Bagnara è positivo solamente perché il conteggio negativo del 2015 viene compensato da quello del 2014. Solitamente si parla di edifici che si riferiscono alla Chiesa cattolica. Solo in municipio a Fusignano è arrivata richiesta dall’Associazione testimoni di Geova. Nessun centro islamico si è mai fatto avanti.

ICI 2010
Ben diversa è la partita della tassa sugli «immobili appartenenti ad enti religiosi che hanno finalità commerciali»: non si parla delle chiese, ma delle scuole paritarie. Dopo le sentenze della Corte di Cassazione, che imponevano alle scuole private di pagare e ai Comuni di riscuoterle, gli amministratori della Bassa Romagna hanno mandato cartelle esattoriali per recuperare l’Ici (allora si chiamava così) circa 60mila euro. «Un atto dovuto - spiega Piovaccari -: se non lo avessimo fatto, come amministratori saremmo stati chiamati a rispondere di ‘danno erariale’». Poi c’è sempre qualcuno che non vuole adeguarsi: così nascono i ricorsi.    

LE SCUOLE PARITARIE
«Il tema della tassa sugli immobili - dice Piovaccari - non va confuso con i contributi destinati alle scuole paritarie: nessuna compensazione, ma finanziamenti attivati per sostenere realtà indispensabili per il nostro territorio e a garantire un servizio fondamentale». Nella Bassa Romagna sono attive 16 scuole dell’infanzia paritarie (887 bambini, circa il 34,5% dei frequentanti) aderenti alla Fism: nel corso dei 5 anni della durata della convenzione (ottobre 2016, fino all’anno scolastico 2020/2021), verranno investiti dall’Unione a sostegno della qualificazione educativa delle scuole Fism circa 2 milioni e 785 mila euro, a fronte della presentazione e realizzazione di progetti di miglioramento della proposta educativa.
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