Lucrezia Lante della Rovere e Alessandro Haber a Bagnacavallo

Bassa Romagna | 30 Ottobre 2017 Cultura
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Tornano a recitare insieme Lucrezia Lante della Rovere e Alessandro Haber martedì 31 ottobre (ore 21) al Teatro Goldoni di Bagnacavallo ne Il padre, del drammaturgo svizzero di Florian Zeller, un testo che affronta con soavità, humour e ironia i problemi che nascono da un uomo ammalato del morbo di Alzheimer. La sua progressiva degenerazione getta nella costernazione i familiari, ma Zeller riesce a descrivere una situazione che, seppur tragica per la crescente mancanza di comunicazione causata dalla perdita di memoria, viene affrontata con leggerezza e con amara e pungente ironia. La forza di questa pièce consiste nel saper raccontare col sorriso e con ironia, delicatezza e intelligenza, lo spaesamento di un uomo la cui memoria inizia a vacillare e a confondere tempi, luoghi e persone.
Lucrezia Lante della Rovere passa dal teatro al cinema alla televisione, una carriera cominciata da giovanissima quando Mario Monicelli la chiamò per Speriamo che sia femmina perché aveva visto le sue foto di modella.
E' lei stessa a raccontarci un «gradito ritorno».
Torna a lavorare con Haber che è già stato suo padre nel film di Pupi Avati del 1989, «Storie di ragazze e di ragazze». Sono passati quasi 30 anni come è cambiato il vostro rapporto?
«È stato il mio secondo film, dopo quello con Monicelli. Avevo babbo Haber in un bellissimo film e adesso ci troviamo di nuovo in famiglia, in una nuova commedia molto commovente, molto intelligente, sensibile. All'epoca però Alessandro era impegnato con uno spettacolo a teatro e dopo le riprese spariva immediatamente».
AAAAAA
La compagnia con cui stiamo lavorando è composta da attori bravissimi e dil nostro regista è riuscito a trasformare la scrittura di Zeller in una sorta di quadri e di proiezioni. E' riuscito ad entrare nella testa del malato e a raccontare lo sfasamento psicologico che prova dentro, quello che succede nella testa del malato. La gente si ritrova ad assistere ad una specie di giallo, il tempo non è quello reale, ma quello che succede nella testa del malato. L'
Essendo una malattia che si presta ad equivoci Haber dà il meglio di sé, diventa istrionico, estroverso. Chi gli sta attorno racconta il dolore, la fatica, di non essere capace di affrontare la malattia, la disperazione che prova, il mio personaggio dice “pensa un uomo così autoritario che mi faceva paura e adesso ridotto così”».
Come è il personaggio di Anna?
«È il personaggio in cui si identifica il pubblico perché tutti abbiamo o abbiamo avuto una persona che ha una malattia. Rappresenta la fatica, l'impotenza, il dolore. Oltretutto il dolore per un padre è ancora più forte, perché non hai esperienza di questo: affronti la malattia e la morte di un padre per la prima e unica volta nella vita. La vita è tragica in questo, ma poi la parte più comica di questo spettacolo è proprio nelle mani del malato».
La storia si muove tra gioia e dolore, pensa che riuscirebbe ad essere come Anna nella sua vita?
«La cosa bella di questo personaggio è che è pieno di contraddizioni, come ci capita a tutti quanti noi quando affrontiamo la malattia di una persona cui vogliamo bene. La mamma (Marina Ripa di Meana nda) combatte da dieci anni con la sua malattia, il tumore, ma ha un modo di reagire diverso, lei è molto forte, iperattiva. Tu, nonostante il dolore, devi lavorare, andare avanti. Il punto è che di fronte agli imprevisti, alle malattie, ai lutti nessuno sa come reagiremmo».
Questo inverno non si è fatta mancare nulla: tra poche settimane andrà in onda la fiction «La strada di casa» con Alessio Boni, ed uscirà a breve anche un film di Carlo Verdone. Cosa le manca ?
«Sono molto contenta. Il nostro lavoro è cosi, ci sono momenti in cui si fa molto poco, e momenti in cui tutto va a gonfie vele. Mi sto godendo la mia tournée, anche perchè lo scorso anno nessuno credeva in questo spettacolo perché parlava di dolore. Adesso raccogliamo i frutti di quanto abbiamo investito, per fortuna ogni tanto si raccoglie».
 
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