Sandro Bassi
Costituirà il pezzo forte dell’imminente festa di San Michele, a Bagnacavallo, la mostra su Goya che inaugura sabato 16, alle 18, al museo delle Cappuccina. Curata dal direttore del museo, Diego Galizzi, e da un’esperta di incisione qual è Patrizia Foglia, «Follia e ragione all’alba della modernità» sarà in corso fino al 19 novembre, visitabile martedì e mercoledì ore 15-18; giovedì 10-12 e 15-18; venerdì, sabato e domenica 10-12 e 15-19, nelle giornate di San Michele porte aperte fino alle 23.30 e visite guidate ogni giorno alle 16.
Noto al grande pubblico per i folgoranti dipinti sulla corte di Madrid e la guerra contro Napoleone (su tutti, la violentissima Fucilazione del 1808), Francisco Goya (1746-1828) fu però soprattutto un incisore e si misurò con l’acquaforte, l’acquatinta, la puntasecca e le altre forme di stampa da lastre di rame. Per quanto seriali, le sue incisioni sono estremamente pregevoli e con questa mostra le Cappuccine si candidano a ripetere – se non a superare – il successo ottenuto lo scorso anno con le «Anime morte» di Chagall, che richiamarono oltre 6mila visitatori e catapultarono Bagnacavallo su una ribalta quanto meno nazionale.
«Esponiamo 220 opere – spiega Diego Galizzi – e già questo per noi è un record. Ma la mostra sarà straordinaria anche da un punto di vista qualitativo, perché riuniremo i quattro grandi cicli della sua opera grafica: I Capricci, I Disastri della guerra, La Tauromachia e Le Follie o Proverbi. Nel sottotitolo c’è un apparente ossimoro, perché ragione e follia sono di norma antitetiche e tuttavia Goya, artista illuminista e umanista per eccellenza, è stato fra i primi a indagare il vasto mondo dell’irrazionale: per lui la realtà del mondo è caos, incubo, superstizione. Rimane uno dei più lucidi interpreti della modernità e anche uno dei più profetici. Quando fu invitato a testimoniare con la pittura le atrocità commesse dai soldati francesi nelle guerre napoleoniche si comportò con imparzialità, documentando anche le nefandezze commesse dagli spagnoli e facendo così luce su quell’unica, grande follia collettiva che è la guerra, sotto qualsiasi cielo e con qualunque bandiera».