Terrorismo a Parigi, l'alfonsinese Sara Cicognani: «Ha vinto il silenzio dell'impotenza»
E' venerdì sera, venerdì 13 novembre. L'aria è frizzante di pioggia e così promettente da far sognare l'avvenire. Uno strana primavera ha fatto germogliare le piante e aleggia anacronistica sulle terrazze dei bistrot colme di gente. La plus belle ville du monde si muove frenetica come ogni sera nella sua bolla di luci. La calda notte si consumerà in una “festa mobile”. Per me invece sarà un libro che preferirò in fretta alla televisione. La mattina del giorno dopo, il cielo è di piombo e un inverno silenzioso sembra aver cancellato ogni traccia di vita. Non so in quale dimensione stia esistendo questo giorno. Ma la sera cala come previsto e ancora strade, bistrot, magazzini, metro sono deserti. Il vuoto attorno è un immagine terrorizzante. Continuo ad avanzare verso il caffè in cui devo suonare. Le foglie secche sono le uniche viandanti. Sento una prepotente volontà di reagire, di non soggiacere alla paura, poiché sarebbe la loro più grande vittoria. Eppure mentre passo davanti alle terrazze solitarie dei caffè, il silenzio si fa sempre più ingombrante. E' l'orribile silenzio dell'impotenza e questa sera ha vinto lui.