Wasp, progetto Unesco per ricostruire ciò che è distrutto dall’Isis. Moretti: «Ok, ma dateci almeno un capannone»

Bassa Romagna | 27 Ottobre 2015 Economia
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Doveva mostrare al Maker Faire la super stampante 3D da una decina di metri che stampa case ed invece farà parte di un progetto super innovativo che mira a ricostruire i tesori artistici distrutti dall’Isis a Palmira e dintorni. E’ quanto accaduto alla massese Wasp, sempre al centro di novità tra tecnologia e visione.
«Ci ha contattato Riccardo Luna, uno degli organizzatori del Maker Faire, che mentre faceva due chiacchiere con Rutelli si è sentito dire che sarebbe stato bello riuscire a ricostruire i patrimoni distrutti dell’Isis - racconta Massimo Moretti, numero uno del Csp di Massa Lombarda che porta avanti il progetto Wasp -. I primi contatti li abbiamo avuti una settimana prima della fiera, adesso stiamo procedendo al primo passo, ossia la ricostruzione in scala della prima opera».
Purtroppo «dati 3D di quanto è stato distrutto non ne abbiamo, allora dobbiamo procedere basandoci sulle foto - continua Moretti -. A Pompei è più facile: lì infatti abbiamo scansioni 3D e dobbiamo solo stampare oggetti in replica. Dunque abbiamo trovato un processo, che in arte è già stato usato in altre occasioni, che è la ricostruzione interpretativa e abbiamo unito vari saperi per ottenere una replica il più possibile fedele».
Questo apre una riflessione più ampia. «Se i dati dei patrimoni artistici fossero salvati in 3D, si potrebbero replicare facilmente - constata l’inventore massese - e si potrebbe così porre rimedio anche alla distruzione involontaria. Ci sono gruppi di lavoro che stanno lavorando in questa direzione ed è un’ottima cosa».
A risorgere dalla polvere in cui i criminali dell’Isis hanno ridotto l’opera d’arte saranno in principio il toro alato del tempio di Nimrude e una statuetta (probabilmente trafugata). Il primo, da dove partirà Wasp, è sicuramente un’impresa ambiziosa. «Si tratta di un toro androcefalo di 4x4x2 metri - continua Moretti -. Vogliamo riprodurla a prezzo molto basso, anche se incideranno molto i costi della materia prima e dei trasporti».
Finanziamenti ne sono stati promessi, «l’Unesco è entusiasta, ci cercano tv di tutto il mondo da Al Jazera a quelle americane, ma finora non abbiamo neppure un capannone dove lavorare - conclude -. Abbiamo chiesto al Comune di Massa Lombarda se ci aiuta a trovare un vecchio magazzino in disuso, ma per ora la stampante è in mezzo al campo come quando l’abbiamo presentata. Certo questo non ci fermerà: senza capannone troveremo qualche telone di nailon per coprire la stampante e lavoreremo all’aperto. Fa però sorridere: molti dicono, a mio avviso con molta fantasia, che il nostro lavoro aiuterà a sconfiggere l’Isis, poi non si sono ancora trovati nemmeno i finanziamento per pagare un capannone».

Christian Fossi


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