Renzo Righini (Omc): «Più attesa dallo Sblocca Italia che dal mega giacimento di Eni»

Ravenna | 13 Settembre 2015 Blog Settesere
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«Il settore dell’offshore nel suo complesso sta attraversando un periodo di rallentamento a causa della diminuzione degli investimenti delle multinazionali. Il mercato è più difficile che in passato, con maggiore concorrenza, ma il distretto di Ravenna offre tecnologie di elevata qualità. Se riceverà una spinta dalla nuova scoperta di Eni in Egitto è presto per dirlo. Molto ci aspettiamo invece dall’entrata a regime dello Sblocca Italia». E’ chiaro Renzo Righini, presidente della società Omc (che organizza Omc Conference, presieduta invece da Innocenzo Titone), nel fare un quadro sul distretto dell’offshore ravennate che conta su imprese di grande qualità.
Che cosa vi aspettate dal nuovo giacimento di gas scoperto da Eni al largo delle coste egiziane?
«Come Eni intenda portare a sviluppo questo giacimento non lo sappiamo ancora. In base alle infrastrutture che vuole utilizzare si potrà avere un’idea più precisa. Sicuramente il fatto che sia nel Mediterraneo è assolutamente positivo. Però, ripeto, bisogna capire i progetti di Descalzi: non ho idea se ha intenzione di costruire delle piattaforme o un liquefattore galleggiante, o altro ancora».
I primi approcci come sono stati?
«L’unica cosa che si sente dire è che entro tre anni vogliono portare a sviluppo il giacimento, ossia estrarre. Quindi, probabilmente, useranno molte infrastrutture già esistenti».
Quando se ne potrebbe sapere di più?
«Penso che nel giro di una settimana - dieci giorni si possano capire le macro linee di sviluppo. Ne parleremo anche all’interno di Omc, visto che per ora non abbiamo ancora avuto un incontro dopo la scoperta».
Qual è la situazione del settore offshore?
«Sta soffrendo il taglio di tutte le oil company: vanno tutti piano a fare investimenti con un prezzo del petrolio così basso. Complessivamente si è ridotta di molto la mole degli investimenti, è aumentata la concorrenza e sono diminuiti i margini».
Dunque la volatilità del greggio non aiuta il business.
«Il mercato fatto di alti e bassi non aiuta. Poi è anche vero che le strategie sono diverse da cliente a cliente: c’è chi rimanda a domani e chi anticipa per trovarsi pronto. La ripresa del prezzo del petrolio nella seconda metà del primo semestre del Brent a 60 dollari al barile aveva portato a fare previsioni di una stabilizzazione tra i 60 e i 70 dollari/barile a fine anno che oggi non sono più reali».
Qual è l’andamento delle imprese ravennati del settore?
«Per fortuna vengono da un periodo in cui gli affari sono stati molti e penso remunerativi. Non mi risultano grandi imprese in particolari difficoltà. Anche se le imprese straniere hanno ridotto investimenti e personale, quelle ravennati stanno cercando di ottenere nuovi lavori e restare sul mercato: è una situazione in cui tutti dobbiamo lottare. Le imprese ravennati offrono una tecnologia di fascia alta e questo sicuramente è un fattore vincente. Per fortuna non veniamo da sette anni di crisi e sovrainvestimenti come altri settori. E’ fondamentale aprire ancora di più ai mercati internazionali, anche se anche il nostro Paese ha grandi margini grazie allo Sblocca Italia».
Cioè?
«Ha un programma che può coinvolgere uno sviluppo notevole di capitali in questo settore, semplificando i passaggi locali. Il bacino offshore di Ravenna, che ha grande tradizione, ne potrebbe trarre giovamento, specie in un contesto di mercato così riflessivo. Il gas ha delle grandi potenzialità di sviluppo anche in Italia».

Christian Fossi
economia@settesere.it
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