Quattro repliche all'Alighieri per «The Car Man» di Matthew Bourne

Ravenna | 01 Luglio 2015 Cultura
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Ritorna il regista e coreografo inglese Matthew Bourne che dopo aver affascinato il pubblico insieme alla sua compagnia New Adventures con le sue versioni moderne di storie classiche come il Lago dei cigni, Cenerentola, la Bella addormentata e Dorian Gray torna con una versione ribaltata della Carmen di Bizet. The Car-Man (giovedì 2 e venerdì 3 ore 21, sabato 4 e domenica 5 luglio ore 15.30, Teatro Alighieri) è un noir con evidenti omaggi, da vero cinefilo, a Visconti e al torbido romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain. Di Bizet resta un retrogusto musicale negli arrangiamenti di Rodion Shchedrin e Terry Davies.  Dopo il lago dei cigni al maschile, una Bella Addormentata gotica, una Cenerentola in versione anni '40 e un Dorian Gray ambientato nel mondo della moda e del fashion, è il regista britannico a raccontare la sua Carmen.
Come mai ha scelto la Carmen di Bizet?
«Per molto tempo ho fatto resistenza, perché ne esistevano già moltissime versioni. Però continuavo ad ascoltare la partitura, e sentivo che era proprio la musica giusta per la mia compagnia. Nel 2000, inoltre, mi sono reso conto che la musica suggeriva movimenti diversi da tutto quel che avevamo fatto sino ad allora. In particolare, mi sono molto entusiasmato ascoltando l'arrangiamento di Shchedrin, che è una versione breve del balletto, di soli 40 minuti e con l'utilizzo dei soli archi e percussioni: ho pensato che dovevamo farlo, dovevamo usare quella musica. Però mi sono fermato (e ho dovuto fermare anche tutti gli altri) perché pensavo: 'Oh no, non un'altra Carmen'" E poi mi sono detto, ok, useremo la musica, ma racconteremo un'altra storia. È questo che mi ha davvero ispirato, e ne è venuto fuori un progetto originale. Volevo anche creare un 'thriller in versione balletto', pieno di colpi di scena e suspense. E non puoi fare una cosa così con una storia che tutti già conoscono».
Dove è ambientato il suo spettacolo?
«Nella comunità italo-americana di una piccola città del Midwest nei primi anni Sessanta. Nonostante l'ambientazione USA, però, l'atmosfera è molto europea: gli elementi americani evidentemente non mancano, ma abbiamo cercato di aggiungere quel realismo crudo tipico del cinema italiano, francese e spagnolo, evitando il glamour hollywoodiano».
In cosa si differenzia dagli altri suoi balletti ?
«Segna un deciso cambiamento di rotta: è venuto nel 2000, dopo il 'fantasy' di Swan Lake, ambientato a corte, e dopo l'atmosfera garbata di Cinderella, trasposta in tempo di guerra. The Car Man è la coreografia che più ha messo alla prova le qualità attoriali della compagnia. Il movimento che ne è derivato ha creato un'atmosfera molto più terrena, grintosa e contemporanea».
Come nasce il titolo?
«Beh, il titolo serve in parte a differenziare questa produzione dalle versioni precedenti della Carmen, ma sta anche ad indicare che alcuni elementi dell'originale sono stati mantenuti, in particolare la musica. Quanto ai personaggi, il titolo è piuttosto letterale, e si riferisce ai meccanici dell'auto-officina in cui è ambientata gran parte del balletto. Più specificamente, si riferisce al personaggio di Luca, uno sconosciuto che arriva nella cittadina di Harmony all'inizio dello spettacolo, e ottiene un lavoro part-time come meccanico presso l'officina del posto, e nell'annesso ristorante. È lui il Car Man del titolo. Luca è un po' l'uomo del destino, che va a incidere sulla vita di tutti e diventa il catalizzatore del cambiamento».
Cosa le piace di questa versione di «The Car Man»?
«E' uno dei miei lavori preferiti, perché unisce il mio grande amore per il cinema a un approccio decisamente teatrale, e mi fornisce un'ottima scusa per rivedere un sacco di miei film preferiti nella fase di studio».Ritorna il regista e coreografo inglese Matthew Bourne che dopo aver affascinato il pubblico insieme alla sua compagnia New Adventures con le sue versioni moderne di storie classiche come il Lago dei cigni, Cenerentola, la Bella addormentata e Dorian Gray torna con una versione ribaltata della Carmen di Bizet. The Car-Man (giovedì 2 e venerdì 3 ore 21, sabato 4 e domenica 5 luglio ore 15.30, Teatro Alighieri) è un noir con evidenti omaggi, da vero cinefilo, a Visconti e al torbido romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain. Di Bizet resta un retrogusto musicale negli arrangiamenti di Rodion Shchedrin e Terry Davies.  Dopo il lago dei cigni al maschile, una Bella Addormentata gotica, una Cenerentola in versione anni '40 e un Dorian Gray ambientato nel mondo della moda e del fashion, è il regista britannico a raccontare la sua Carmen.
Come mai ha scelto la Carmen di Bizet?
«Per molto tempo ho fatto resistenza, perché ne esistevano già moltissime versioni. Però continuavo ad ascoltare la partitura, e sentivo che era proprio la musica giusta per la mia compagnia. Nel 2000, inoltre, mi sono reso conto che la musica suggeriva movimenti diversi da tutto quel che avevamo fatto sino ad allora. In particolare, mi sono molto entusiasmato ascoltando l'arrangiamento di Shchedrin, che è una versione breve del balletto, di soli 40 minuti e con l'utilizzo dei soli archi e percussioni: ho pensato che dovevamo farlo, dovevamo usare quella musica. Però mi sono fermato (e ho dovuto fermare anche tutti gli altri) perché pensavo: 'Oh no, non un'altra Carmen'" E poi mi sono detto, ok, useremo la musica, ma racconteremo un'altra storia. È questo che mi ha davvero ispirato, e ne è venuto fuori un progetto originale. Volevo anche creare un 'thriller in versione balletto', pieno di colpi di scena e suspense. E non puoi fare una cosa così con una storia che tutti già conoscono».
Dove è ambientato il suo spettacolo?
«Nella comunità italo-americana di una piccola città del Midwest nei primi anni Sessanta. Nonostante l'ambientazione USA, però, l'atmosfera è molto europea: gli elementi americani evidentemente non mancano, ma abbiamo cercato di aggiungere quel realismo crudo tipico del cinema italiano, francese e spagnolo, evitando il glamour hollywoodiano».
In cosa si differenzia dagli altri suoi balletti ?
«Segna un deciso cambiamento di rotta: è venuto nel 2000, dopo il 'fantasy' di Swan Lake, ambientato a corte, e dopo l'atmosfera garbata di Cinderella, trasposta in tempo di guerra. The Car Man è la coreografia che più ha messo alla prova le qualità attoriali della compagnia. Il movimento che ne è derivato ha creato un'atmosfera molto più terrena, grintosa e contemporanea».
Come nasce il titolo?
«Beh, il titolo serve in parte a differenziare questa produzione dalle versioni precedenti della Carmen, ma sta anche ad indicare che alcuni elementi dell'originale sono stati mantenuti, in particolare la musica. Quanto ai personaggi, il titolo è piuttosto letterale, e si riferisce ai meccanici dell'auto-officina in cui è ambientata gran parte del balletto. Più specificamente, si riferisce al personaggio di Luca, uno sconosciuto che arriva nella cittadina di Harmony all'inizio dello spettacolo, e ottiene un lavoro part-time come meccanico presso l'officina del posto, e nell'annesso ristorante. È lui il Car Man del titolo. Luca è un po' l'uomo del destino, che va a incidere sulla vita di tutti e diventa il catalizzatore del cambiamento».
Cosa le piace di questa versione di «The Car Man»?
«E' uno dei miei lavori preferiti, perché unisce il mio grande amore per il cinema a un approccio decisamente teatrale, e mi fornisce un'ottima scusa per rivedere un sacco di miei film preferiti nella fase di studio».

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