«Expo è stata un’occasione di spesa pubblica elevata con dei risultati inferiori a quello che era il programma. Il rischio di una vetrina internazionale di questo tipo è che mostri una limitazione dell’Italia nell’organizzare grandi eventi». Gianni Dragoni, giornalista de «Il sole 24 ore» e opinionista della trasmissione «Servizio Pubblico» di Michele Santoro, non nasconde le perplessità che aleggiano intorno all’esposizione universale.
«Gli effetti economici su Pil e lavoro sono tutti da dimostrati e quelli sbandierati in passato appaiono oggi molto ridimensionati - continua -. Di noto rimangono solo le spese lievitate e le inchieste giudiziarie con accuse suffragate da molto più che sospetti».
Insomma finora «l’impatto non è stato positivo come ci si attendeva, poi vedremo i benefici reali alla fine dell’evento - spiega Dragoni -: ha generato lavoro a caro prezzo e ne genererà altro per i prossimi sei mesi. Anche i primi dati sui biglietti sono inferiori alle cifre ottimistiche attese alla vigilia e gli albergatori milanesi parlano di prenotazioni inferiori alle attese. Ad oggi non mi aspetto qualcosa che faccia le differenza e che traini la ripresa».
Ripresa che passa piuttosto «dalle riforme, anche se sono scettico su quelle fatte finora perché le più importanti non sembrano efficaci - conclude Dragoni-. Più che degli effetti della riforma del lavoro, per ora è servito lo sgravio fiscale, ma bisogna capire quanti di quei posti rappresentino una ripresa strutturale e quanti un differimento nel tempo dall’anno scorso a questo di assunzioni previste. Gli 80 euro, seppure limitata visto che ha escluso precari, incapienti e pensionati, è un’operazione giusta, ma non ha dato effetti. Il vero dato da riformare è l’abbattimento del cuneo fiscale, visto che è cresciuto nell’ultimo anno dello 0,4% arrivando al 48,2%: uno sproposito se si considera la media Ocse (ossia i 36 Paesi più industrializzati) è del 36%. Ci vuole del tempo e per ottenerlo bisogna ridurre la spesa pubblica, ma in questo senso non mi pare si muova granché».
c.f.