Primo maggio: cassa in calo, ma poca ripresa
Sarà un Primo maggio all’insegna di lavoro, legalità e solidarietà con qualche dato positivo che arriva dalla diminuzione di ricorso agli ammortizzatori sociali, ormai in stabile riduzione (dati centro studi Cgil) a quota 2.900-3.000 unità contro i 7.500 lavoratori interessati a luglio 2013 e i 4.700 a gennaio 2014. Una riduzione che è scesa a 2.554 in aprile, ma che a maggio dovrebbe attestarsi nuovamente tra le 2.900/3.000 unità. «La lettura di questi dati non è univoca, anche se è incontrovertibile la riduzione costante dal 2013 ad oggi, confermata anche ad inizio 2015 - spiega Costantino Ricci, segretario generale della Cgil -. Infatti, se da un lato abbiamo imprese che non hanno più bisogno di ammortizzatori sociali, dall’altro ci sono aziende che hanno chiuso e altre che hanno licenziato: dal 2008 si sono persi 4.837 posti».
Se alcuni settori «vanno meglio di altri - continua Ricci - il dato assoluto è ancora alto visto che prima della crisi l’utilizzo di cassa integrazione era mediamente di 800-850 posti, decisamente meno rispetto a quelli attuali. Il settore più in crisi è il mondo delle costruzioni che continua ad aggravare le proprie forti difficoltà. La meccanica sta progressivamente riducendo le persone che fanno ricorso ad ammortizzatori, ma è ancora oltre 1.100 unità. E’ presto per parlare di ripresa».
Dunque sarà un Primo maggio «difficile per le organizzazioni sindacali - ammette Ricci - tra crisi e riforme che tolgono tranquillità come quella delle Province per cui abbiamo esuberi senza sapere funzioni e ruoli, quella Fornero a cui non si è dato ancora soluzione, il Jobs Act e legge di Stabilità per alcune norme delle quali esprimiamo forti contrarietà e per le quali potremmo avviare anche un referendum abrogativo. Inoltre l’assenza di interlocuzione politica è un problema per il Paese visto che dobbiamo ragionare insieme di politiche industriali».
Al centro del dibattito ci saranno anche la lotta all’illegalità (la Cgil sta raccogliendo le firme per una legge sugli appalti) e la solidarietà alle popolazioni del Mediterraneo «che deve entrare al centro del dibattito europeo per un’integrazione diversa», spiegano i sindacati.
La Cisl invece sta raccogliendo le firme sia per una riforma fiscale e retributiva che una per un nuovo sistema pensionistico. «Per noi è sempre importante l’unitarietà delle sigle sindacali in questa giornata e qui a Ravenna è stata sempre un valore - aggiunge Antonio Cinosi, coordinatore ravennate della Cisl Romagna -. Su un’inversione di tendenza abbiamo ancora qualche perplessità, ma speriamo sia l’anno della svolta grazie agli incentivi messi a disposizione come stabilizzazione e sgravi fiscali. Purtroppo manca ancora spinta dell’economia che integri un sistema di riforme che sia duraturo. E’ ora di fermare le ruberie e rimettere al centro la legalità».
«Auspichiamo che ci siano spiragli di ripresa, ma ad oggi non ne vedo molti - conclude Riberto Neri, segretario generale della Uil di Ravenna -. Sulla cassa integrazione c’è una sostanziale stabilizzazione di questo strumento, ma bisogna vedere il dato dell’occupazione. Inoltre, sempre in provincia, c’è un fenomeno quantomeno bizzarro: i dipendenti denunciano mediamente lo stesso reddito dei loro datori di lavoro. A livello nazionale il Primo maggio sarà l’occasione per ribadire la nostra contrarietà al Jobs Act che pone un imbarbarimento del mercato del lavoro in attesa dell’ultimo decreto attuativo sulle politiche attive».
Christian Fossi
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