Contratto bancari, Patuelli soddisfatto: «Confronto serio, giovani più tutelati»
«Il metodo della ragione che avevo invocato più volte ha dato frutti». Ad affermarlo, intervistato dalla Rai, è stato il ravennate Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, commentando l’ipotesi di accordo con i sindacati raggiunto nei primi giorni di aprile. «Abbiamo ottenuto il massimo dei risultati possibili e il nuovo contratto è di equilibrio innovativo. In sostanza insieme per favorire l’efficienza sempre crescente delle imprese bancarie italiane e per le sensibilità sociali che sono valorizzate ulteriormente in questo nuovo contratto». Circa i giovani, Patuelli ha rilevato che «c’è una particolare attenzione ulteriore agli under 40. L’obiettivo nostro è invertite la tendenza dei sette anni passati di recessione e essere fra i protagonisti di una grande ripresa economica dell’Italia».
L’ipotesi di accordo fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto con scadenza al 31 dicembre 2018. Il testo dovrà passare al vaglio di esecutivo Abi e assemblee sindacali. L’intesa prevede fra l’altro un aumento medio a regime di 85euro in 3 anni e soluzioni per l’occupazione. Fra accelerazioni e stop dei negoziati, tutto sembrava vicino a una nuova rottura (con minaccia di nuovi scioperi e agitazioni) la scorsa settimana quando i sindacati avevano interrotto le trattative sul tema della salvaguardia dell’occupazione. Una richiesta definita irricevibile da Profumo (Abi) in un momento di profonde trasformazioni del settore ancora colpito peraltro dalla crisi. L’impasse è stata superata con l’inserimento di soluzioni per l’occupazione e che tenessero conto anche dell’anima sociale, specie verso i giovani. Quindi un salario d’ingresso per i giovani assunti attraverso il fondo per l’occupazione aumentato dell’8% e la creazione di una piattaforma bilaterale per la ricollocazione nel settore del personale licenziato in caso di crisi aziendali. Al tavolo quindi si è arrivati con un altro clima per discutere il tema finale dell’aumento economico, ma ciononostante non sono mancati momenti di confronto con alcune posizioni fra i sindacati non allineate. Alla fine però è arrivata la firma che, sebbene abbia la sospensiva del via libera dell’esecutivo e delle assemblee dei rispettivi sindacati, segna un punto finale al negoziato. Ora le banche e le organizzazioni potranno gestire meglio e senza conflitti una fase di ristrutturazione del settore che coinvolgerà, a detta di molti, non solo le popolari per effetto del decreto del governo ma anche molti altri istituti di credito.
Manuel Poletti
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