Renzo Righini (pres. Omc): «Perforazioni in Adriatico, può essere la volta buona»

Ravenna | 07 Aprile 2015 Blog Settesere
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«I numeri da record di questa edizione sono chiari, tutto è andato bene con l’organizzazione e come risposta della città negli eventi collaterali dell’Omc. Il nostro impegno è stato premiato da numeri molto importanti». Così Renzo Righini, neo presidente di Omc, commenta i numeri record alla 12ª edizione dell’Offshore Mediterranean Conference & Exhibition che si è chiusa con oltre 20mila presenze, il 35% in più rispetto al 2013. Raddoppiato nell’arco di 10 anni anche il numero degli espositori: 687 (il 30% in più rispetto alla passata edizione), provenienti da 34 Paesi non solo del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Libia), ma anche dell’Africa Subsahariana (Congo, Angola Mozambico) e del Medio Oriente (Qatar) su un’area espositiva di 25mila mq, il 30% più del 2013. Presenti tutte le maggiori compagnie petrolifere europee, del Nord Africa e del Medio Oriente (Eni, Edison, Total, Shell, Sonatrach, Egpc, Egas, Noc, Crosco, Ina, Qatar Petroleum). Boom sui social: nell’ultima settimana ci sono state 62mila visualizzazioni su Facebook, 4.000 visualizzazioni su Linkedin, 700 tweet con l’hashtag #Omc2015.
Come sono andati gli eventi tecnici?
«A parte il primo giorno più ‘politico’, gli altri hanno visto un gran numero di delegati attenti e soddisfatti delle tante relazioni internazionali. A volte questi appuntamenti tecnici sono gli aspetti meno noti delle conferenze, ma per noi rappresentano momenti molto importanti e apprezzati».
Come giudica l’esperimento del contest sui giovani?
«Innanzitutto è successivo alla winter school che era propedeutica all’inizio del corso universitario che partirà a settembre. Volevamo dare visibilità e riconoscimento ai ragazzi che hanno partecipato all’alta formazione sull’offshore. E’ stato un esperimento interessante e di buon livello; siamo soddisfatti».
Avete intenzione di ripeterlo?
«Penso di sì, è piaciuto molto, ma è presto per dirlo. Per ora ci sono solo le buone sensazioni della prima edizione».
Si è parlato molto di offshore e ambiente, un rapporto considerato da molti conflittuale.
«Sicuramente nel settore oil&gas l’attenzione all’ambiente è ormai massima e anche i nostri standard non inferiori a quelli d’eccellenza del Mare del Nord. Se valutiamo la quantità di piattaforme sparse per il mondo, la percentuale di incidenti è estremamente bassa, come in pochi altri settori. Assistiamo invece a ipotetici problemi esasperati da qualcuno, ma evidenze scientifiche di studi fatti a terra, come ad esempio le relazioni della Regione Emilia Romagna, sottolineano come sia ancora molto difficile dimostrare che le perforazioni creino problemi di subsidenza e terremoti. Insomma se gli ostacoli alle perforazioni riguardano la sicurezza, delle persone e dell’ambiente, nelle piattaforme, possiamo tranquillamente estrarre anche da noi».
E’ fiducioso che sia la volta buona per riprendere le attività nell’Alto Adriatico?
«Questa volta ci sono tutte le premesse e stando a quanto detto dalla vice-ministro dello Sviluppo economico qui a Ravenna in occasione dell’apertura di Omc, sembra che sia la volta buona».
Ma le imprese sono pronte a investire?
«Eni si è sempre detta disponibile a ragionare sui giacimenti in Adriatico, anche se va tutto riportato ai tempi della burocrazia italiana. Le imprese si stancano anche e vanno a perforare in Croazia o da un’altra parte del mondo dove questi problemi non esistono».

Christian Fossi
economia@settesere.it

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