Lugo, Piovaccari: «Troppe voci infondate, l'ospedale non si tocca»

Bassa Romagna | 13 Febbraio 2015 Blog Settesere
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«L’ospedale di Lugo non verrà chiuso. Le cose uscite sulla stampa in questi giorni, a partire dai posizioni espresse de alcune forze politiche, sono pretenziose, imprecise e inopportune». Il presidente dell’Unione Luca Piovaccari si toglie un sassolino dalla scarpa, dopo che molti utenti «hanno bombardato l’ospedale di telefonate – dice -: un ‘procurato allarme’ che ha preoccupato molti cittadini».
I queste settimane passa dai con sigli comunali della Bassa Romagna la bozza dell’atto aziendale dell’Azienda unica sanitaria della Romagna, la più grande d’Italia. «Un atto di indirizzo politico» sottolinea Eleonora Proni, sindaco di Bagnacavallo che si occupa di Politiche sanitarie in seno all’Unione. Si tratta di un atto di indirizzo, che istituisce la nuova Asl. Ma spetterà al nuovo Pal dell’Asl Romagna (il Piano attuativo locale) a definire persone, risorse e soprattutto a entrare nel merito della riorganizzazione delle strutture. Il taglio di una quarantina di posti letto all’ospedale di Lugo, materia da sempre nell’occhio del ciclone, era previsto già da anni da decreto ministeriale e recepito dal Pal provinciale, quello vecchio, elaborato dalla oramai «superata» Asl della provincia di Ravenna.
«Questa riorganizzazione – continua Piovaccari – si innesta sul percorso partito negli anni ’90 che ha visto la chiusura dei piccoli ospedali presenti nei diversi comuni: una scelta lungimirante e non più rimandabile, visto il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, il calo delle risorse e soprattutto la richiesta di nuove specialità» dal momento che «le risorse a disposizione calano e la spesa sanitaria cresce, se pensiamo al tipo di9 patologia o ai dati demografici», che sottolineano come la vita media si sia allungata e abbia portato con sé nuove cronicità.
«Non spetta ai comuni governare il destino dell’ospedale – spiega il sindaco di Lugo Davide Ranalli -: a noi spetta costruire rapporti politici con chi governa le politiche sanitarie, in mano alle tregioni, per determinarne gli indirizzi e controllare che le decisioni adottate vengano rispettate. Non spetta al sindaco decidere chi sarà il responsabile di un reparto: per questo si passa attraverso i concorsi». Il riferimento è alla polemica accesa negli anni passati, con tanto di raccolta dfirme, sul trasferimento del gettonatissimo senologo Cesare Magalotti, oggi in forze ad Urbino. «Non spetta al sindaco entrare nel merito delle scelte sugli specialisti – aggiunge Ranalli -: è mio interesse che all’ospedale di Lugo vi sia un reparto di senologia di eccellenza». La riorganizzazione vedrà sparire qualche posto letto e ogni struttura, che fino ad oggi ospitava tutte le specialità (o quasi), dovrà trovare la sua vocazione. «Senologia  è la specialità che ha qualificato l’ospedale di Lugo in questi anni – aggiunge Ranalli - e che potrebbe costituire un riferimento in questo campo per tutta la rete sanitaria romagnola».
 
 
Ranalli: «La casa della salute’ Non all’ospedale»
La sanità non passa solamente dagli ospedali e la razionalizzazione delle Asl «deve andare in parallelo alle case della salute sul territorio» rileva Piovaccari. Compito delle case della salute è quello di «prendere in carico» il paziente, a partire coloro che sono affetti da malattie croniche: non sarà più il cittadino a rivolgersi al medico in caso di necessità, ma sarà il medico a seguire e contattare il paziente. Per ora è partita quella di Bagnacavallo, con sede all’ex ospedale, punto di riferimento anche per Cotignola e Bagnara, a partire da chi è affetto da diabete. «Siamo partiti dove esistevano già medicine di gruppo e collaborazione tra medici – spiega Eleonora Proni –. L’alternativa sarebbe stata quella di non partire». E iniziano a muovere i primi passi quelle di Alfonsine e Massa Lombarda, presso gli ex ospedali cittadini. Rimane aperta la questione della sede lughese. «Non è possibile individuarla all’interno dell’ospedale di Lugo – dice Ranalli -: non ci sono spazi liberi e, come concordato col direttore dell’ospedale, è meglio tenere separata la sanità territoriale da quella ospedaliera. Quella del palazzetto dello sport rimane una delle ipotesi, ma prevede un costo di 1,2 milioni di euro ed era stata al centro di polemiche. In queste settimane – il primo cittadino non si sbottona - metteremo a punto le dovute verifiche tecniche e definiremo una sede adatta per dare risposta ai cittadini, magari partendo da aree da riqualificare».
 
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