Il primo febbraio parte a Forlì la più grande mostra su Giovanni Boldini

28 Gennaio 2015 Cultura
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Sandro Bassi
E’ tutto pronto, o quasi, per la grande mostra al San Domenico di Forlì su Giovanni Boldini (1842-1931), il pittore della Belle Époque, della «bella vita», delle belle donne. Lungi dall’esser superficiale o effimero (mondano sì, ci mancherebbe) e a parte l’indiscutibile maestria tecnica, Boldini è stato un figlio del suo tempo, un testimone della società, un cantore suadente e, perché no, poetico, di un mondo brillante e spensierato, certo elitario ma che dietro lo sfavillìo dei lustrini presagiva la decadenza e la fine (che infatti verrà, con la Grande Guerra).
Non è in discussione la qualità del contenuto ma l’opportunità della scelta, perché su Boldini sono state organizzate, in tempi recenti, più e più mostre e questa rischia di apparire come «già vista». Rischio inesistente secondo gli organizzatori (Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione col Comune) e i curatori (Francesca Dini e Fernando Mazzocca, due tra i massimi esperti dell’Ottocento italiano) che fanno notare come «Questa sia la prima vera indagine sugli esordi di Boldini, la sua formazione e la prima stagione, dal 1864 al 1870: sono gli anni della permanenza a Firenze, allora capitale d’Italia, e dei contatti con i Macchiaioli». Inoltre «Lo spettacolo della modernità» - sottotitolo della mostra - si propone, con le sue 240 opere, di passare alla storia come la retrospettiva maggiore, per quantità e qualità, dedicata a Boldini. E il fatto che a Ferrara, patria dell’artista, nello stesso periodo si riallestisca il Castello Estense con un’esposizione dedicata a lui e all’altro suo grande concittadino, Filippo De Pisis, viene visto non come sovrapposizione o concorrenza ma come sinergia. Alla panoramica forlivese Ferrara contribuisce anche coi prestiti: 8 dipinti, 2 pastelli, 4 acquerelli, 20 opere su carta.
Sul nome di Boldini, insomma, Forlì e Ferrara hanno scommesso, instaurando una collaborazione culturale e di promozione turistica, fino a prevedere reciproci sconti sugli ingressi e una distribuzione concordata del materiale informativo.
Ma rimanendo all’evento forlivese, che inaugura il primo febbraio, va sottolineata la presenza di vari «compagni di strada» di Boldini, coi quali saranno possibili utili confronti: De Nittis, Corcos, De Tivoli, Zandomeneghi e Troubetzkoy (quest’ultimo solo scultore ma ugualmente accostabile al pittore delle belle donne), tutti accomunati al ferrarese anche per via dei soggiorni parigini.
Elegante, sensuale, vitalissimo, dandy, colto e ambizioso, Boldini è un protagonista del periodo di pace in assoluto più lungo (1875-1914) vissuto dall’Europa, destinato purtroppo a infrangersi con l’attentato di Sarajevo e con tutto ciò che ne conseguirà.
 
Dal primo febbraio, da martedì a venerdì ore 9.30-19; sabato e festivi 9.30- 20. Fino al 14 giugno. Sabato 24 gennaio, alle 17, il curatore Fernando Mazzocca presenta la mostra nella Sala Conferenze del Mic di Faenza.
 
 
 
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