Porto, il vicesindaco Mingozzi: «Sapir andrebbe quotata in Borsa. Fiducioso su Progettone ed E55, meno sulle ferrovie»

Ravenna | 10 Ottobre 2014 Blog Settesere
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«Sono fiducioso che il Progettone parta nei tempi dettati da Di Marco e sono positivo sull’E55 che è chiaramente un investimento di interesse europeo. Meno possibilità dò invece nel breve periodo ad una crescita significativa delle ferrovie, visto che il trasporto merci sembra non essere nelle priorità. Se passa l’idea del Governo di quotare in Borsa alcune società partecipate, penso che Sapir dovrebbe valutare attentamente questa opportunità senza perdere la maggioranza pubblica». Come al solito chiaro e senza paura di lanciare nel dibattito idee su cui misurarsi e confrontarsi, Giannantonio Mingozzi, vicesindaco con delega al Porto, lancia tra una valutazione e l’altra una proposta che sicuramente farà discutere.
Per Sapir la strada è comunque ancora lunga?
«Certamente il nodo può essere sciolto solo dal Governo, ma nel caso prenda quella direzione, dovremo già essere pronti e valutare la possibilità di una quotazione».
Perché proprio Sapir?
«Questa è forse l’unica impresa pubblico-privata ravennate che sarebbe appetibile dal mercato che cerca società garantite dal pubblico, in equilibrio economico-finanziario e con delle interessanti prospettive di crescita».
Che vantaggi si avrebbero?
«Ci sarebbe un’iniezione di denaro importante che potrebbe essere usata per nuovi investimenti, aumentando non solo la competitività di Sapir, ma anche dell’intero sistema portuale ravennate. Inoltre c’è una ragione di opportunità politica. La Provincia è in fase di cambiamento e ridimensionamento e la stessa cosa si può dire per la Camera di Commercio. Questi sono i due principali partner pubblici insieme al Comune e prima di scervellarsi per trovare le risorse per riacquistare le loro quote, quella della quotazione in Borsa potrebbe essere un’interessante soluzione».
Come giudica lo stato di salute del porto?
«Abbiamo recuperato i livelli del 2011 che era uno degli anni migliori e siamo ormai stabilmente considerati un porto di caratura nazionale».
Per il futuro?
«Considerando i nodi che abbiamo di fronte, gli uomini e le risorse per fondali e logistica sono ottimista, anche perché l’imprenditoria privata reagisce bene. E’ per questo che gli indici stanno migliorando: non solo per meriti pubblici o privati, ma grazie ad una buona interazione tra essi».
Perché lo scalo di Ravenna è più attrattivo di altri?
«La cosa che non si è capito a livello nazionale è che siamo di fronte all’unico porto in Italia che ha aree di espansione disponibili da dedicare alla logistica, come ad esempio nella penisola Trattaroli, e alle banchine come nell’area Eni e all’ex Sarom. Forse questo dà fastidio a qualcuno, ma è il porto maggiormente proiettato al 2050. Questo è un orgoglio ravennate, ma si espone anche a tentativi di concorrenza sleale come la richiesta di finanziamenti per progetti allucinanti come l’hub portuale al largo di Venezia, contrastata da tutti e con l’unica nota stonata del sottosegretario Baretta».
Un nodo da risolvere prima di espandersi è però legato ai collegamenti?
«Il collegamento internazionale dell’E55 è fondamentale per i prossimi 20-30 anni e le proposte del Movimento 5 stelle e Legambiente di valorizzare la Romea è irreale: è una strada che non si può allargare e pensata anni fa per traffici molto meno pesanti. Il tema vero è che senza un’alternativa credibile alla Romea, non si può pensare ad uno sviluppo del porto e tutto l’attivismo del presidente Galliano Di Marco, che sostengo in pieno, sarebbe depotenziato. Devono partire almeno i lavori per la Ravenna-Ferrara, meglio ancora se si riuscisse ad arrivare a Cesena».
I collegamenti ferroviari sono ancor più arretrati.
«Per l’E55 sono fiducioso perché è un progetto importante a livello europeo, se vogliamo più importante della Milano-Torino. Sul nodo ferroviario sono invece meno ottimista, seppure sia fondamentale. Abbiamo presentato progetti per superare i passaggi a livello in città e per risolvere il nodo della stazione di Ravenna: se aumenteranno, come speriamo, i traffici dei container, il passaggio di merci in città sarebbe assurdo. Ma le Fs sono attente solo al trasporto passeggeri e ci danno un ascolto pro forma e non collaborativo. Per questo dico che non è possibile evitare la gomma nei prossimi 20-30 anni e la Romea è inadatta ».
Il Progettone rispetterà i tempi?
«Assolutamente sì, la prossima settimana Di Marco presenterà il progetto definitivo al Cipe e spero risolva a breve tutti i contenziosi dell’area logistica. Presentiamo le carte in anticipo: abbiamo fatto in fondo il nostro dovere».
Sugli espropri come l’aiuterete?
«Il Comune ha il compito di aiutare e augurarsi una conclusione di reciproca soddisfazione. Spero che tutti comprendano l’importanza del progetto».
Il futuro delle crociere?
«E’ stata una scelta felicissima che difendo e la città si sta aprendo. E’ un business nuovo e le grandi compagnie considerano Ravenna un attracco secondario. Dobbiamo lavorare su questo e far capire che possiamo offrire cose che i crocieristi americani non hanno mai visto: di qui passa la storia del mondo. Sicuramente non ci aiuta tutto il dibattito su Venezia: serve una grande alleanza con il terminal lagunare. Ravenna è diventata ieri una città universitaria e sta diventando anche un punto di riferimento per le crociere».

Christian Fossi
economia@settesere.it

Foto di Massimo Fiorentini
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