Brunelli, presidente Agci: «Servono interventi straordinari per una crisi fuori dal comune»

19 Settembre 2014 Blog Settesere
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«Durante i primi anni di crisi le cooperative hanno retto mediamente meglio delle altre imprese perché erano maggiormente capitalizzate per cultura e per legge con l’obbligo di riserva. Dopo 6-7 anni di flessione economica, anche realtà solide sono messe in ginocchio. I contratti di solidarietà sono uno sforzo concreto che molti soci fanno per mantenere i posti di lavoro. La cooperazione ha valori importanti e li sta mettendo in campo. E’ chiaro, però, che la situazione ci preoccupa». Così Alessandro Brunelli, 49 anni, ravennate con la passione per il calcio che l’ha portato a diventare presidente del Ravenna, presidente di Agci Ravenna-Ferrara (105 associate, fatturato aggregato di 901 milioni di euro, oltre 21mila soci e 3mila occupati), fotografa lo stato di salute del mondo cooperativo. Eletto al vertice interprovinciale il 7 marzo scorso, Brunelli è successivamente entrato anche in direzione nazionale.
Come sono stati i primi sei mesi di presidenza?
«Alla normale attività di servizio e rappresentanza delle associate in un momento delicato come questo, si sono aggiunte le assemblee regionale e nazionale, oltre ai normali momenti di presentazione di ‘un nuovo arrivato’ alle imprese. Insomma, è stato un periodo intenso, ma anche con soddisfazioni notevoli come il fatto che la mozione nata a Ravenna sia stata maggioritaria a livello nazionale».
Quali settori sono maggiormente in difficoltà?
«La crisi del settore edile è sicuramente l’aspetto da tenere maggiormente sotto osservazione. Nelle costruzioni si deve fare sistema a livello regionale dove servono strumenti straordinari, adatti all’unicità del contesto. Serve sbloccare gli investimenti con urgenza. Nel settore agricolo, oltre alle difficoltà legate a meteo e calo dei consumi di questa estate, preoccupa il blocco delle esportazioni con la Russia, mercato importante per molte imprese locali. Con una domanda interna ferma, l’export è  l’unico traino che ci è rimasto: dobbiamo fare di tutto per incentivarlo».
Che ruolo ha avuto Banca Agci nel supporto delle imprese?
«Banca Agci è il nostro vanto: è nata per volontà delle cooperative ed è operativa dal 2008. Si sta consolidando e sta aprendo nuove filiali. Ha criteri rigidi, ma, pur erogando prestiti alle cooperative che mostrano progetti che lo meritano,  riesce a valutare il rating cooperativo meglio di altri istituti».
Alleanza delle cooperative. Quali sono le sue aspettative e  che ruolo può avere nel futuro delle imprese?
«Confido molto nell’Aci, ci darà più forza nel chiedere provvedimenti, grazie al fatto che avremo una voce sola come cooperazione italiana».
A livello locale?
«Ci sono problemi pratici, anche se il ravennate è avanti. Noi siamo stati precursori nel fare ragionamenti in maniera unitaria».
Alcune associazioni hanno esteso alla Romagna la loro dimensione territoriale. Altre vorrebbero, ma hanno resistenze. Che cosa pensa debba fare in futuro Agci?
«La volontà di aggregare la Romagna penso ci sia, ma a me piacerebbe arrivare direttamente alla dimensione regionale unica, nella quale Ravenna-Ferrara avrà il peso che merita».
In che tempi?
«Mi piacerebbe fossero quelli del mio mandato: tre anni».

Christian Fossi
economia@settesere.it
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