Amadei, sindaco di Sant'Agata: "Dopo vent'anni d'impegno, appendo le scarpe al chiodo"

03 Aprile 2014 Blog Settesere
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Dopo 20 anni alla guida del paese, Luigi Antonio Amadei è pronto, usando una metafora calcistica, ad «appendere le scarpe al chiodo». Ma non si tirerà indietro quando sarà il momento di aiutare il suo successore. Consigliere comunale dagli anni ’80, sindaco per due legislature, poi vice di Franca Proni e ancora primo cittadino, la sua parabola ha coinciso con un momento florido per S. Agata, che è cresciuta fino a lambire quota 3mila abitanti.
Sindaco Amadei, qual è stata la principale difficoltà di questa legislatura?
«La costruzione del nuovo edificio scolastico, un’opera economicamente molto impegnativa. Ma sono convinto che questo sia stato un passo essenziale, perché a settembre ci saremmo trovati senza spazi per gli alunni. Alla ripresa dell’anno scolastico vi saranno 8 classi di scuola elementare e 4 di medie. Negli ultimi anni l’andamento delle nascite sta rallentando, ma questo investimento era assolutamente necessario».
La soddisfazione più grande, di conseguenza, sarà l’inaugurazione di sabato?
«Sì. Per raggiungere questo obiettivo il nostro comune ha dato moltissimo, tutti i dipendenti si sono impegnati a fondo e anche per merito dell’Unione dei Comuni abbiamo potuto ‘allentare’ i vincoli del Patto di stabilità e utilizzare le nostre risorse».
Amadei, si è mai sentito una ‘mosca bianca’ nella Bassa Romagna?
«Non so di che colore politico siamo. Siamo un gruppo che ha sempre guardato alla sostanza, cercando di valorizzare gli aspetti positivi della stessa Unione arrivando, in alcuni casi, a contrasti. Ma sempre guardando alla sostanza, mai in via pregiudiziale».
Com’è cambiata Sant’Agata in questi anni?
«Sono diventato sindaco nel 1995 e la situazione è cambiata notevolmente. Ora Sant’Agata ci conta quasi 3mila abitanti, allora non arrivava a 2mila. E’ cambiato sensibilmente anche il modo di governare: una volta ci si rapportava con regione e provincia, che erano centri che dispensavano molte risorse. Ora la provincia sta scomparendo e anche il ruolo delle regione è cambiato.  Ora ci rivolgiamo direttamente all’Unione Europea, e l’Unione della Bassa Romagna ci da una mano. Allora venivano prima gli assessori, poi i dirigenti. Ora, invece, i dirigenti hanno molto più spazio e solo il sindaco ricopre un ruolo ‘di peso’. Per fortuna è stato un periodo florido, in cui abbiamo portato a termine importanti investimenti, a partire dalle scuole. Vi sono momenti di sviluppo, e momenti di contenimento. Bisogna calarsi nella realtà, saper leggere i tempi e avere fiuto per capire quando è il momento giusto per accelerare. E’ stata una esperienza vissuta con divertimento, che ha impegnato al massimo me e tutti i miei collaboratori, dai membri della giunta agli impiegati. Ho vissuto momenti pesanti, soprattutto all’inizio riguardo allo sviluppo della Distillerie Mazzari. Tuttavia, i vertici della ditta hanno capito che Sant’Agata è una entità importante e ha apportato tutte le migliorie del caso all’interno dello stabilimento».
Continuerà a contribuire al lavoro dell’amministrazionre?
«Ho 76 anni, da 20 sono sulla breccia. Ho dato la mia disponibilità per dare una mano soprattutto nelle fasi iniziali, ma oramai ho ‘appeso le scarpe al chiodo». (Samuele Staffa)
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