Silvano Verlicchi: elezioni, a Lugo gli elettori non vanno educati, sapranno scegliere
Signor direttore, la considerazione del cittadino elettore come uno scolaretto con le orecchie lunghe lunghe che si ostina a scrivere «squola» e al quale va perciò spiegato per chi non deve votare e perché e quindi, per esclusione, per chi deve votare e perché induce tenerezza. Se la volessimo spostare sul lato sentimentale sarebbe come dire: «Cara o caro, amami perché gli altri sono ben poca cosa...». Noi preferiamo pensare che l’elettore ci dovrebbe votare, qualora volesse, perché convinto che noi siamo il bello e il buono, inteso alla maniera dei greci antichi, e non perché gli altri sono piccola cosa. Mettere la competizione elettorale sul piano del mancato o scarso riconoscimento e del dileggio degli avversari rende la gara meno interessante, la sminuisce e la impoverisce. Noi siamo convinti di avere avversari degni e per questo li rispettiamo. Se sostengono di essere di sinistra non ci affrettiamo a smentirli e a definirli di destra, sempre che queste definizioni, di non nuovissimo conio, risultino oggi a livello locale di qualche utilità.
Se ci insultano, meglio quando ci insultano non rispondiamo per le rime. Dialogare insultandosi non è dialogare, è insultarsi, e non pare, almeno a noi, un buon metodo di discussione. Non siamo più buoni degli altri, spostiamo soltanto l’asse e il livello del confronto. Ascoltiamo gli avversari e chiariamo quando siamo in disaccordo con loro, ma non ne mettiamo in discussione l’essenza o il diritto a essere della competizione. Se poi qualcuno «parla da uomo ferito», per tornare un’ultima volta al paragone sentimentale, e lancia accuse a chi le sue ripetute proposte ha rifiutato... beh, la nostra comprensione per ogni spasimante respinto è massima, soprattutto di fronte a una reazione che è quanto di più prevedibile e ovvio possa esistere in natura.
Diverso, profondamente diverso è il discorso sull’operato di chi ha amministrato. Qui il nostro giudizio, politico e storico, ci deve essere, netto. E c’è, puntuale e preciso. Se Lugo avesse vissuto negli ultimi anni un rinascimento economico, sociale e culturale o almeno in uno soltanto di questi ambiti (cosa peraltro improbabile, viste le connessioni che tra i diversi settori esistono) non saremmo così ridicoli da negarlo e da ergerci a salvatori della patria. Ma Lugo ha vissuto una fase di assoluto immobilismo nei pochi ambiti in cui è meglio andata e di forte regressione in tutti gli altri. I cittadini lo sanno, lo vedono e lo sentono. Ed è qui che noi proponiamo un taglio nettissimo col passato, una rivoluzione copernicana per quanto riguarda il modo di amministrare e il rapporto con i cittadini, che avranno finalmente diritto a essere considerati loro stessi, perché così è e deve essere, i detentori della cosa pubblica.
Ma certo, neppure in questo caso le colpe dei padri devono necessariamente ricadere sui figli. E tuttavia se chi nella competizione elettorale in atto rappresenta coloro che hanno governato fino a oggi se ne vergognasse un po’ meno e non evitasse il più possibile di parlarne renderebbe un buon servizio ai padri e alla coerenza. Eppure anche agli eredi degli attuali amministratori vanno il nostro rispetto e la nostra attenzione. Non ne mettiamo in discussione la legittimità a essere della gara e a comportarsi come meglio credano né li snobbiamo perché privi quasi del tutto di esperienza.
*Silvano Verlicchi, candidato sindaco di Lugo per le liste civiche «Per la buona politica», «Lugo Popolare» e «Lugo Libera»