I liquori della Romagna: dal Nocino a Luigino, Prugnolino, Feuilles de Cerises e Alkermes

Romagna | 12 Febbraio 2017 Le vie del gusto
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La Romagna nel bicchiere non è solo Albana e Sangiovese. Dalla pianura all’Appennino tante e diverse sono le varianti liquoristiche legate alla tradizione domestica del fare bevande di corpo e struttura alcolica. Un bere importante, quasi sempre digestivo o come si è soliti dire da «ammazzacaffè», che ha accompagnato l’evoluzione del costume alimentare di queste terre. 
Il bere liquori, in terra di Romagna, ad esempio a differenza dei vicini veneti, è più «questione privata, personale» e meno sociale. Non c’è mai stata una radicata cultura della grappa e del superalcolico bevuto fuori pasto. Il liquore ha sempre invece avuto funzione specifica, digestiva appunto. 
«Ci sono liquori che identificano la Romagna - conferma Giuliana Cangini titolare della ditta Angelo Babini di Russi, una delle più esperte conoscitrici locali della materia - anche se la fantasia e la capacità di accostare e conoscere le materie prime di fatto rende quasi infinito l’atto creativo e realizzativo di queste bevande».
Andando ad una disamina dei principali, più conosciuti e apprezzati liquori made in Romagna non si può non citare in primis il Nocino. Creato utilizzando i malli delle noci, raccolti freschi a fine giugno, messi in infusione e lasciati riposare fino a dopo le feste di Natale in compagnia delle scorze di limone, cannella e chiodi di garofano questo liquore è forse tra i più amati. Una variante del simbolo per eccellenza del fine pasto romagnolo è la versione montanara più pastosa e robusta.
Altro caposaldo immancabile sulle tavole e sui banconi dei bar è il Luigino. «Un liquore realizzato con erba Luigia che - spiega la Cangini - lo stesso Giovanni Pascoli ne narrava le proprietà organolettiche e che rappresenta una delle tradizioni più diffuse ed amate dai romagnoli nel campo dei liquori fatti in casa. Bevanda gradevole con proprietà digestive date soprattutto dall’ingrediente principale con cui è fatto: l’erba Luigia. Noi consigliamo di gustarlo freddo, liscio o con un cubetto di ghiaccio».
Il Prugnolino della Salina di Cervia è un altro protagonista della cultura di queste terre. Prodotto usando i frutti raccolti in autunno lungo i canali delle Saline di Cervia, i prugnoli, prima di poter essere gustato deve riposare per dieci mesi. Caratteristiche di questo liquore sono la sua morbidezza e gradevolezza esaltate soprattutto se servito liscio e fresco in piccoli bicchieri.
C’è spazio anche per un vino aromatizzato. Si tratta del Feuilles de Cerises. «Un vino liquoroso ottenuto con l’aggiunta al Cabernet-Sauvignon di Modigliana di foglie di ciliegio e marasco selvatico. Arrivato in terra del Passatore con la discesa dei francesi e di Napoleone si può gustare da solo o in accompagnamento a pasticceria secca. Il massimo lo si ottiene però abbinandolo al cioccolato fondente puro o al peperoncino». 
Infine da ricordare c’è l’Alkermes. Anche se le origini sono da far risalire in terra di confine tra Romagna e Toscana all’interno del monastero delle monache Carmelitane poi codificato dagli speziali di Santa Maria Novella, diventa un liquore amato dai romagnoli e dalle famiglie benestanti fin dai tempi antichi. Questo rosolio, liquore prodotto con alcol e succhi ed estratti di frutta, è da sempre ingrediente fondamentale per dare personalità ad alcuni dolci della tradizione tra cui la «Zuppa inglese». Numerose sono le versioni che si possono creare partendo dalla base di zucchero, alcol ed estratti idroalcolici tra cui c’è quello, prodotto anche dalla Angelo Babini, alla melagrana.

Riccardo Isola
 
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