Russia, le sanzioni hanno dimezzato gli scambi con la Romagna
A due anni e mezzo dall’entrata in vigore delle sanzioni alla Russia (introdotte nel luglio 2014 e rafforzate il settembre successivo), il bilancio degli scambi tra l’ex paese sovietico e la Romagna (dati Istat) è molto negativo.
Analizzando i dati Istat del terzo trimestre (quindi che comprendono i primi nove mesi) dal 2013 al 2016, Ravenna è la provincia che ha sofferto maggiormente, con il significativo volume (grazie ai traffici del porto) delle importazioni che in tre anni si è assottigliato da 264,87 milioni di euro (erano oltre 314 milioni a fine anno) a poco più di 142 milioni (-47%). Lo stesso trend viene confermato dalle esportazioni, il cui valore è diminuito dai circa 62,5 milioni di euro del 2013 (82,95 milioni a fine 2013) a meno di 42,2 milioni (-32,3%).
Il grosso delle importazioni è legato al porto e quindi proviene dal ravennate. Come mostrano i dati cumulativi dei primi tre trimestri, la flessione nelle altre province romagnole non c’è stata e anzi sono lievemente cresciuti, ma parliamo di volumi decisamente trascurabili rispetto a quelli della provincia di Ravenna: Forlì-Cesena è passata in tre anni da 3 a 4 milioni di euro, mentre Rimini da 238mila a 253mila euro.
Discorso opposto per quanto riguarda le esportazioni che sono state quasi dimezzate nel forlivese-cesenate, scese dai 123,7 milioni di euro dei primi nove mesi del 2013 ai 67,14 del 2016 e ridotte del 40% nel riminese dove si è passati dai 176,6 milioni di euro al terzo trimestre 2013, ai quasi 75,2 milioni dell’analogo periodo del 2016.
Dunque, prendendo i primi nove mesi dell’anno, in Romagna le esportazioni verso la Russia sono dimezzate da oltre 362,7 milioni di euro a 184,5 (-49,8%), mentre le importazione sono scese da 268,1 milioni a 146,4 (-45,6%), con una flessione peggiore rispetto all’intera regione: -34% nell’import e -39% l’export.
Per la Romagna le opportunità di una revoca sarebbero assolutamente interessanti.
Christian Fossi