Il metereologo Pierluigi Randi: «Il tempo cambia, serve più attenzione»

Romagna | 09 Gennaio 2017 Blog Settesere
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«Se dovessi scommettere un euro, penso ad un 2017 caldo e ad una distribuzione delle precipitazioni molto più irregolare rispetto a 20 anni fa». Legge il tempo che cambia, Pierluigi Randi, esperto alfonsinese in forze a MeteoRomagna, con la passione per la divulgazione che nelle scorse settimane lo ha portato a pubblicare l’ultimo volume «E’ piov», scritto a quattro mani col collega Paolo Turchetti.
Com’è andato, dal punto di vista meteorologico, il 2016?
«Il 2016 è stato, per molti aspetti, simile al 2015. E’ stato un anno molto caldo: dopo il 2014 e il 2015, è stato l’anno più caldo 1950 ad oggi. Parto dal 1950, periodo in cui sono state installate diverse centraline di rilevazione, ma il discorso può esser fatto risalire all’inizio del secolo, quando la sensibilità verso la meteorologia era del tutto diversa. Dal 1971 al 2000 la temperatura media è cresciuta di 1,2 gradi rispetto alla norma. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e oramai è evidente che il pianeta si sta riscaldando, sia a livello globale sia a livello locale. E l’Italia non fa eccezione: immersa nel bacino Mediterraneo, è molto sensibile a questa variazione».
Le quattro stagioni hanno rispettato le attese?
«Nel dicembre 2015 e nei primi mesi del 2016, l’inverno non s’è visto. Salvo qualche giorno di freddo nel mese di gennaio, le temperature sono state superiori alla norma. La primavera è stata calda e piovosa, rispondendo alle attese che vogliono questa stagione la seconda più piovosa dell’anno. E’ stata un’estate calda, ma non rovente, almeno non quanto il 2003, il 2012 e il 2015. Non sono mancate le precipitazioni, ma è stato caldo, anche se molti la hanno percepita come stagione ‘fresca’. Oramai le persone si sono abituate all’aumento della temperatura. L’autunno caldo e piovoso (è questo il periodo più piovoso dell’anno) è stato nella norma. Le precipitazioni hanno superato del 10% il dato medio, con un evento particolare che risale al 21 settembre, quando nella zona di Alfonsine e Fusignano sono caduti 150 millimetri di pioggia in sole tre ore: un genere di fenomeni a cui, fino a 30/40 anni fa, non eravamo abituati. Ma dovremo farci i conti sempre più spesso: l’aria calda trattiene più acqua che è pronta a rovesciarsi sul territorio con grande veemenza. I temporali e i fenomeni ci sono sempre stati, ma sono cambiati di intensità. Anche l’inverno appena iniziato non ha visto nevicate e in collina domina il colore marrone. Certo, siamo abituati ad attende i mesi di gennaio e febbraio, ma la cima delle nostre montagne non è stata nemmeno spolverata di bianco. Come la costa necessita di sole, l’Appennino soffre senza neve».
E la gente, come vive questi cambiamenti climatici?
«La gente si sta abituando. Certo, oggi abbiamo molte comodità: il riscaldamento d’inverno e il climatizzatore d’estate. E quando ci troviamo di fronte a fenomeni inaspettati, non valutiamo la situazione con lucidità, perdiamo la pazienza e siamo pronti a criticare. L’uomo del terzo millennio è poco partecipe della meteorologia».
E’ questa la scommessa per il 2017?
«Le persone dovrebbero dedicare più tempo a questo tema. Oggi guardiamo alle previsioni meteo per programmare una giornata al mare nel finesettimana, un’uscita in occasione della partita o una gita all’aperto, ma ci troviamo impreparati di fronte a fenomeni già, in buona parte, previsti. Negli altri paesi europei o negli Usa c’è molta più attenzione, giorno per giorno, verso la meteorologia. E viviamo male le ‘allerte meteo’: queste servono a metterci sul ‘chi vive’, a mettere in moto la Protezione civile e a porci di fronte ad una eventualità che potrebbe (ma non è una certezza) creare problemi. Ma spesso, soprattutto nel caso in cui non si verifichi l’evento calamitoso, vengono seguite da molte polemiche. Meglio un’allerta senza conseguenze che trovarsi di fronte ad un pericolo inaspettato».
E’ impossibile fare previsioni a lungo termine. Ma come si immagina il 2017?
«L’atmosfera è un ambiente caotico. Le previsioni hanno una buona approssimazione per un periodo di 5 o 6 giorni. Per immaginare come andrà il 2017, bisogna rifarsi ai dati dell’ultimo ventennio. Gli ultimi due anni hanno compensato i periodi siccitosi registrati nel 2003, 2007, 2011 e 2012. Ma oltre al generalizzato aumento delle temperature, anche le precipitazioni stanno cambiando: se la quantità di piogge non conosce grandi variazioni sul dato complessivo di fine anno, cambia invece la distribuzione sui 12 mesi: oggi notiamo periodi di siccità che si alternano a fenomeni molto intensi. Noi cittadini dovremmo essere più attenti e preparati di fronte a certi eventi. Stessa cosa vale per la politica e le istituzioni: nonostante l’Emilia Romagna sia una delle regioni più virtuose, anche se non perfetta, occorre più attenzione alla meteorologia che può mettere in difficoltà la tenuta del territorio».
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