Piovaccari, presidente Unione: «Più relazioni e coesione per rincorrere la ripresa»

Bassa Romagna | 09 Gennaio 2017 Blog Settesere
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«Auguro a tutti, per un sereno 2017, di passare meno tempo davanti al pc e ai social, per uscire di casa e trascorrere qualche minuto in più a dialogare faccia a faccia. Torniamo a parlarci». Il presidente dell’Unione della Bassa Romagna, sindaco di Cotignola Luca Piovaccari, punta alla coesione delle comunità: l’unico antidoto alle difficoltà per rincorrere i timidi segnali positivi registrati negli ultimi mesi.
Dopo anni di vacche magre, è presto per parlare di ripresa economica per la Bassa Romagna?
«Ci sono ancora diversi segnali di sofferenza sociale, che nasce inevitabilmente dalla sofferenza economica. Le imprese, soprattutto quelle medio piccole, faticano a pianificare il futuro e sono costrette ad amministrare il presente. Tuttavia, qualche segnale positivo lo abbiamo registrato. Le aziende più solide, che sono riuscite a superare i momenti più difficili, hanno lavorato per riposizionarsi e ora possono investire. Alle imprese più piccole, invece, servirà più tempo per agganciare la ripresa. Il compito degli amministratori è proprio quello di mettere le imprese nelle condizioni di investire e creare occupazione: così le persone potranno guardare al futuro e costruire il proprio progetto di vita. Questo è alla base di una comunità coesa».
Il tema della sicurezza è sempre uno dei più sentiti. Come valuta l’impegno diretto dei singoli cittadini su un tema tanto delicato?
«I rapporti di ‘buon vicinato’ rientrano nelle nostre tradizioni: una volta era un concetto normale, quasi scontato. Oggi non è più così: alcuni automatismi sono saltati e occorre dare veste formale a questo impegno. La partecipazione attiva dei cittadini è un elemento fondamentale della comunità. E’ importante che ogni esperienza di questo tipo non travalichi i ruoli delle istituzioni e collabori attivamente con le istituzioni: più di ogni discussione in chat, vale la segnalazione tempestiva alle forze dell’ordine».
I cittadini stranieri costituiscono una percentuale sempre più rilevante della popolazione della Bassa Romagna. Ma quando potremo parlare di vera e propria «integrazione»?
«Siamo solo all’inizio di questo percorso. E forse non è nemmeno corretto parlare di ‘integrazione’: questa parola sottintende un’attività a ‘senso unico’. Chi si trasferisce in un paese straniero deve adeguarsi alle regole e alla cultura del posto. D’altra parte, non si può chiedere ai nuovi arrivati di rinnegare la propria storia. Non credo all’omologazione. Preferisco parlare di ‘contaminazione di culture’, di un rapporto di crescita a ‘doppio senso’, di ‘reciprocità’ e percorsi condivisi. Questo è il momento per gettare le basi per vincere la diffidenza e non trovarci, tra qualche anno, una struttura che traballa e crolla».
Le amministrazioni comunali, dai tagli ai trasferimenti al Patto di stabilità, faticano a mantenere i servizi ai cittadini e a investire sui grandi progetti. Sarà così anche per il 2017?  
«Grazie alla scelta dell’Unione, maturata alcuni anni fa, abbiamo sempre garantito la continuità per tutti i servizi. Alcuni sono cambiati: a volte occorre percorrere qualche chilometro in più, in altri la qualità è migliorata. Certo, risultati positivi e affatto scontati, ma questo non basta: in futuro l’Unione dovrà ripensare sé stessa. Il mondo va avanti, i bisogni cambiano e gli amministratori devono rinnovare la macchina amministrativa. La fusione tra comuni non è all’ordine del giorno e non rientra nei programmi di legislatura. Le più recenti proposte di fusioni tra comuni emiliano romagnoli sono state bocciate dagli stessi cittadini: questo ci insegna che certi progetti che vanno costruiti assieme alla popolazione. Possiamo pensare, invece, a fusioni tra alcuni degli enti che danno vita alla stessa Unione. Un tema che potrebbe essere alla base delle prossime elezioni amministrative. Per quanto riguarda gli investimenti, dalla riqualificazione energetica alla sicurezza del territorio, questi sono un’importante leva per dare ossigeno alle imprese e, come spiegavo prima, all’occupazione. Grazie al lavoro di tecnici e amministratori, tre centri della Bassa Romagna (Lugo, Bagnacavallo e Fusignano) hanno intercettato un finanziamento da 1,4 milioni di euro per un investimento complessivo di 3 milioni e un’intervento di grande spessore. E’ la prima volta che sul nostro territorio arrivano fondi europei legati all’Asse 5 Por Fesr che sostiene progetti turistici e culturali. Vogliamo farci trovare pronti e punteremo sempre più a progetti in grado di intercettare risorse esterne».  
Dobbiamo aspettarci brutte sorprese dalla riorganizzazione Ausl? Le case della salute muoveranno qualche passo in avanti?
«Le amministrazioni locali hanno lavorato insieme all’Ausl per far valere le esigenze del territorio nel percorso di riorganizzazione dell’azienda sanitaria. Per ora il riassetto ha trattato soprattutto la rete ospedaliera. Ora occorre accelerare sulle case della salute, che costituiscono la seconda gamba della riorganizzazione. Il percorso non potrà dirsi completo se non quando la medicina territoriale potrà farsi carico di molti utenti che oggi gravitano sugli ospedali. L’esperienza che accomuna Bagnacavallo, Cotignola e Bagnara è un buon inizio. Ma non sarà facile: le case della salute toccano i medici di base, che non sono dipendenti Ausl, ma occorre accelerare».
Cosa si aspetta per il 2017?
«Avverto un pericolo: una crescente sfiducia verso le istituzioni e un impoverimento delle relazioni che mina la coesione delle nostre comunità. La politica è anche questo, ma il sospetto, la diffidenza e le polemiche più violente possono dare consenso a breve termine. Ma screditando le istituzioni, si colpisce tutta la comunità». (s.sta.))

 
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