Pier Paolo Rosetti (dg Conserve Italia): «Puntiamo su marchi, bio ed export; negli Usa con Walmart»

Emilia Romagna | 03 Gennaio 2017 Economia
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«E’ stato un anno molto positivo che vede un risultato in crescita e una posizione finanziaria in miglioramento. Abbiamo aumentato il giro d’affari sui mercati internazionali, sul segmento Horeca e su quello retail. Questo è estremamente positivo perché avviene al termine di un 2015 che era già stato il migliore della nostra storia. Una cosa che ci piace evidenziare è come questi risultati nascano dal rapporto con la nostra base associativa: un aspetto per noi fondamentale che ci permette di essere un’azienda leader in Europa nel settore delle conserve ortofrutticole. Tutto quello che facciamo, lo facciamo cercando di portare dei benefici per i nostri soci, tant’è che quest’anno abbiamo aumentato la quantità di prodotto lavorato del 12% (oltre 500mila tonnellate tra frutta, cereali e orticole), ma in valore più del 21%». Pier Paolo Rosetti, faentino, 54 anni, direttore generale di Conserve Italia, illustra così i risultati più che positivi della cooperativa che in provincia di Ravenna ha due storici stabilimenti a Massa Lombarda (Yoga) e Barbiano (Valfrutta) che danno lavoro a circa 500 persone. 
Nonostante la cessione del ramo frutta St Mamet della controllata Conserves France, il fatturato di gruppo si è attestato a quota 903 milioni di euro. Notevoli gli investimenti tecnici e di marketing che ammontano complessivamente a oltre 40 milioni di euro. I settori principali sono quelli dei succhi e nettari di frutta che pesano circa per il 42% del fatturato di gruppo, seguito dai vegetali (23%) e dalle conserve di pomodoro (23%). 
Come tutte le imprese che hanno superato con buoni risultati questo decennio di crisi economica, anche Conserve Italia considera fondamentale per il futuro l’export (che oggi pesa circa per il 40%) e «ci stiamo puntando in maniera decisa da 5 anni - continua Rosetti -. Questo ha consentito di avere crescite importanti del fatturato in esportazione che è raddoppiato nel quinquennio. Attualmente vendiamo in 73 Paesi nel mondo, con fatturati molto diversi. Abbiamo una presenza storica in Europa, soprattutto in Germania, Inghilterra e Francia. Nel Regno Unito abbiamo sviluppato una forte presenza del marchio Cirio che è diventato il secondo nelle conserve di pomodoro. Oltre alla crescita in mercati storici abbiamo migliorato la presenza in Nord Europa e negli ultimi due anni abbiamo sviluppato le presenze oltreoceano, sviluppando il fatturato in Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti. A marzo abbiamo costituito una società, Conserve Italia Usa, per sviluppare il marchio Cirio su quel mercato e i primi mesi sono promettenti. Grazie a questa società abbiamo raggiunto un accordo con il colosso della grande distribuzione Walmart (primo player mondiale, ndr) e faremo parte della gamma True Authentic Italian, dedicata al prodotto italiano originale. Ancora una volta ci vogliamo affermare come i portatori dell’autenticità della grande qualità italiana. La Russia? Fortunatamente non l’avevamo ancora sviluppata prima delle sanzioni, ma può essere un mercato interessante per il futuro».
Intanto nel mercato italiano, «assistiamo a un calo importante dei consumi alimentari: -13% negli ultimi dieci anni. I nuovi consumatori, pur essendo molto attenti alla spesa, cercano connotati importanti come qualità, sicurezza e tracciabilità. C’è inoltre un’attenzione al benessere che sta crescendo e che sta trainando una crescita a doppia cifra del ‘biologico’ in cui siamo entrati col marchio Valfrutta che da ‘la natura di prima mano’ diventerà ‘la natura bio di prima mano’: abbiamo sviluppato dapprima il pomodoro, poi i legumi, i vegetali e adesso i succhi di frutta. Praticamente ora abbiamo un pacchetto di prodotti tutti bio. E’ un momento importante in cui stiamo facendo un percorso di avvicinamento con i nostri soci per far crescere la propensione a produrre questa materia prima. Questo permetterà anche di aumentare i benefici verso i nostri associati». 
Un’altra tendenza è quella dei cibi «senza (tecnicamente, free from) glutine, zucchero, lattosio, sale, ecc. - illustra Rosetti -. A questi consumatori proponiamo  i nuovi succhi Yoga 100% solo Frutta oppure i succhi Derby con ‘Stevia’. Inoltre crescono molto i prodotti che danno un servizio elevato; qui consigliamo i nostri famosi ‘Cotti al Vapore’ a cui aggiungiamo una nuova gamma di ‘Pronti al Vapore’, una gustosa linea di piatti pronti al consumo, oppure nel mondo del Pomodoro le nuove Salse Pronte a base di Pomodoro Pelato, icona del marchio Cirio. Per i nostri giovani consumatori abbiamo invece preparato i famosi ‘Triangolini’, un gioco con la frutta dentro che ora sono in scaffale con ‘Gli amici del Bosco’ ed anche i ‘Fruttamici’ che rilanciano le storiche bottigliette dei succhini con tappi che ripropongono temi a sfondo agricolo ed ecologico, con i quali si può giocare in modo sano ed educativo».
Un elemento distintivo delle nostre produzioni è l’attenzione alla sostenibilità: «Utilizziamo energia rinnovabile al 100%, analizziamo la carbon footprint che tentiamo di ridurre trasportando il più possibile su rotaie, usando carta riciclata e incentivando l’agricoltura di precisione su cui stiamo avviando un progetto in collaborazione con l’Università di Milano - sottolinea Rosetti -. Noi garantiamo una filiera integrata di produzione italiana che viene interamente trasformata in Italia: dal seme alla coltivazione, alla trasformazione, per poi essere commercializzata in Italia e nel mondo con i nostri marchi Valfrutta, Cirio, Yoga, Derby Blue, Jolly Colombani. Oltre ai marchi propri, Conserve Italia ha un rapporto solido con le principali catene di distribuzione per le quali produce anche in private label, «in modo tale da completare l’utilizzo delle nostre capacità produttive, aumentare le materie prime fornite dai nostri soci ed essere partner dei nostri distributori con importanti sinergie logistiche».
Le sfide che aspettano la grande cooperativa dal cuore emiliano romagnolo sono dunque importanti: «Competere in un mercato italiano in contrazione con l’innovazione e con i nuovi prodotti sostenendo la forza dei nostri marchi - conclude Rosetti - e continuare con lo sviluppo all’estero, nonostante le difficoltà di questi ultimi mesi legate alla Brexit, alle barriere doganali previste dall’Australia, agli scenari di guerra in alcune aree del mondo, perché può portare ancora risultati positivi di crescita per molti anni considerando le potenzialità ancora inespresse e l’enorme giro d’affari ancora oggi sviluppato da prodotti che sfruttano l’italian sounding ma non possono fregiarsi come noi del vero ‘made in Italy’».

Christian Fossi
 
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