Export, nuovi prodotti e investimenti, la cooperativa Icel di Lugo è in crescita

Bassa Romagna | 04 Dicembre 2016 Economia
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Nuovi investimenti, una forte spinta all’export, un’attenzione al cliente declinata in una maggiore attenzione alla comunicazione e alle iniziative commerciali oltre al raddoppio della gamma (dalle 2.000 referenze di dodici mesi fa). La cooperativa Icel di Lugo, tra le prime 5 aziende di cavi a bassa tensione in Italia e quindi tra le principali realtà del settore a livello europeo, mostra nel 2016 un deciso cambio di passo rispetto al passato. La cooperativa occupa oltre 210 lavoratori, di cui circa la metà sono soci, (quasi 180 a Lugo e il resto a Zingonia dove producono cavi in neoprene), ha una capacità produttiva di oltre 400mila quintali di cavi all’anno. In Italia i clienti tipo sono sia i distributori di materiale elettrico che le grandi imprese dell’energia, ex municipalizzate e grossi contractor dell’edilizia e delle infrastrutture sia del settore pubblico che privato, mentre all’estero oltre alla distribuzione si aggiungono anche le piccole e medie imprese specializzate in cavo.
«Il 2016 è stato un anno di grandi cambiamenti - conferma Andrea Babini, da marzo presidente della cooperativa lughese -: in 30 anni di lavoro in Icel è stato quello in assoluto più intenso. I tempi sono cambiati e la nostra azienda si adegua al cambiamento con una nuova strategia, al passo con le evoluzioni dei prodotti, dei mercati e delle tecnologie. Possiamo parlare di un periodo di svolta epocale che continuerà sicuramente nei prossimi anni e di cui vediamo già i primi effetti e ancor di più li vedremo nel 2017. Abbiamo raddoppiato le referenze e le aumenteremo ancora nei prossimi dodici mesi, siamo entrati in quelle che oggi per noi sono nuove aree, ma che domani potrebbero essere comparti importanti».
Icel, oltre ai mercati storici come edilizia, imprese, opere civili, ferrovie e trasmissione di energia, nel corso del 2016 ha consolidato la gamma dei cavi per il settore fotovoltaico ed è entrata in nuovi settori come navale, automotive, comunicazione e altri. «Sono in corso importanti investimenti e nei prossimi anni abbiamo un piano che ci porterà a valutare investimenti in ogni esercizio per circa il 2% del fatturato - spiega Paolo Musi, direttore generale arrivato all’inizio dell’anno -. Le linee di produzione attuali non sono obsolete, il processo produttivo di base è pressoché lo stesso di decine di anni fa per cui nel nostro settore, con una buona manutenzione ed aggiornamento, gli impianti possono durare 30/40 anni; ciò nonostante stiamo puntando su nuove tecnologie con l’acquisto di nuovi impianti per incrementare l’efficienza e differenziare la produzione. Particolare attenzione inoltre viene data allo sviluppo di nuove mescole per i rivestimenti, con una maggiore attenzione all’ecologia e alla sicurezza. Abbiamo sviluppato la parte informatica con risorse interne che ci hanno permesso di avere un sistema informativo all’avanguardia ed efficiente all’interno e verso l’esterno, con un sito completamente rinnovato (www.icelscpa.it) che vuole essere aperto e comunicativo. Siamo l’impresa più grande tra le medie e la più piccola tra le grandi: l’obiettivo è prendere il meglio da ambedue le tipologie. Oggi siamo una delle realtà più dinamiche e moderne d’Italia e quindi d’Europa».
E proprio modernità e dinamicità - in un mercato che ancora risente delle difficoltà dell’edilizia - hanno portato a un’evoluzione commerciale, orientata (oltre che su nuove aree di mercato) anche su nuovi mercati. «Grazie alla disponibilità e al senso di appartenenza di soci e dipendenti, siamo riusciti a fare questi cambiamenti orientati in quattro direzioni fondamentali: investimenti, nuovi prodotti, una spinta al commerciale estero e nuovi tipi di vendita - continua Musi -. Da giugno 2017 cambieranno le regole europee sulla sicurezza dei cavi elettrici (Cpr), sarà un cambiamento epocale e noi stiamo già informando i nostri clienti con ampio anticipo rispetto alle scadenze di legge».
Tutte queste iniziative hanno permesso di «migliorare gli obiettivi di budget, con un miglioramento dell’export: rispetto alle aspettative del 20/25% di inizio anno- conferma Musi, oggi supereremo il 30%-. Esportare in un settore dove i costi di trasporti hanno una elevata incidenza sul valore del prodotto non è semplice: per poter essere competitivi sui mercati asiatici e su quelli oltreoceano è necessario disporre di un prodotto ad elevato valore aggiunto. Icel oggi vende in Sud Africa, nel Far East, nel Centro/Nord Europa, Portogallo, nell’area Balcanica, e nel Bacino del Mediterraneo. Nei Paesi dell’Est abbiamo ancora ampi margini di sviluppo. In un mercato in decisa contrazione abbiamo mantenuto i nostri volumi e confermato l’organico, rimpiazzando le normali uscite con nuove assunzioni».
Il fatturato - a quota 157 milioni nel 2015 - è oggetto di discontinuità anche per effetto degli sbalzi del prezzo del rame che rappresenta la principale materia prima ed essendo una commodity, dipende da dinamiche di prezzo non prevedibili.
«Le prospettive sono buone - conclude Babini -. L’obiettivo è arrivare, nel giro di pochi anni, al 40/50% del fatturato indirizzato all’estero».

Christian Fossi
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