Gabriele Zelli (Legacoop Romagna): «Visione romagnola e dialogo aperto»

Forli | 03 Settembre 2016 Blog Settesere
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«Nel mio nuovo impegno cercherò di assicurare quel coordinamento che ci viene richiesto nelle relazioni con le amministrazioni e il resto del mondo economico. E’ il rispetto del ruolo sindacale che è di primaria importanza per un’associazione come la nostra». Gabriele Zelli è stato chiamato a ricoprire il ruolo di responsabile delle cooperative di produzione e lavoro di Legacoop Romagna, un settore strategico che in questo momento ha bisogno di punti di riferimento forti.
Per Gabriele Zelli si tratta comunque di un «ritorno» avendo già ricoperto questo incarico per Legacoop Forlì-Cesena dal 1998 al 2004 (dal 2009 al 2012 ha seguito il settore servizi): un ritorno che è quindi un buon auspicio perché l’associazione continui a occuparsi con le consuete attenzione e professionalità delle proprie associate. «In questo momento - prosegue Zelli - le cooperative di produzione e lavoro ci chiedono di interloquire maggiormente con quelle realtà ‘istituzionali’, come per esempio Hera, Asl Romagna o Romagna acque, solo per citarne alcune fra le più grandi, perché possiedono ‘numeri importanti’ dal punto di vista economico e possono offrire, sotto forma di appalti, prospettive di lavoro. Anche perché, non dimentichiamolo, molte nostre cooperative sono già loro fornitrici di servizi».
Nel curriculum del nuovo responsabile delle cooperative di produzione e lavoro non c’è solamente l’esperienza cooperativa: attualmente Zelli è sindaco di Dovadola - è stato eletto nel 2012 - e nel 2004 aveva lasciato l’incarico in Legacoop dopo essere diventato consigliere comunale a Forlì, nella cui giunta per cinque anni è stato assessore all’Urbanistica. Inoltre, ha anche una lunga esperienza come «cooperatore sul campo», essendo vicepresidente di Cooperdiem (la cooperativa che edita «Romagna Cooperativa»), incarico che ha scelto di mantenere. «Grazie al nuovo incarico sarò in grado di seguire meglio anche Cooperdiem, che è una realtà con molte potenzialità, ancora di più oggi che è entrata a fare parte della Rete Treseiuno, che riunisce le imprese dei settori comunicazione e informatico di Legacoop Romagna: Treseiuno ci mette nelle condizioni di presentarci ai potenziali clienti con competenze, esperienza e un background di tutto rispetto. Inoltre seguirò anche le cooperative culturali, che rappresentano un mondo vivace, attivo dove sono in ballo progetti importanti. La Regione grazie, ad alcune leggi mirate, ha messo a disposizione risorse importanti».
Ma la prima preoccupazione di Zelli, ovviamente, sarà lavorare al fianco delle cooperative di produzione lavoro che, come lui stesso conferma, «stanno attraversando momenti difficili per questa situazione economica che stiamo vivendo. Avevo già rapporti con gran parte di queste realtà: ora il rapporto si è fatto più stringente, ovviamente, e ho partecipato già a diverse riunioni e assemblee per confrontarmi con i problemi in essere». Del resto tra gli obiettivi di Legacoop Romagna c’è il rafforzamento della propria funzione sindacale, della presenza all’interno delle imprese e anche del ruolo ‘politico’ di rappresentanza, quest’ultimo ispirato a una maggiore ‘soggettività’, «cosa emersa chiaramente nel convegno sull’Area vasta, quando si è parlato di riassetto istituzionale e dell’idea di Legacoop che lo sviluppo possa sostenersi solo se si arriva ad aggregazioni di Area vasta, a una visione ‘romagnola’ in alcune attività chiave quali i servizi sociali e la sanità, la raccolta dei rifiuti, l’approvvigionamento idrico».
E in questo nuovo modello di sviluppo, fatto di aggregazioni di ampio respiro, il modello cooperativo può giocare un ruolo rilevante, cosa di cui Gabriele Zelli è certo. «La cooperazione è uno strumento che non andrà mai fuori moda. Prendiamo per esempio le realtà territoriali più piccole: quando emergono idee imprenditoriali, che sono sostenibili, la pima ipotesi che viene per concretizzarle è quella di costituire una cooperativa. Nei piccoli territori le cooperative che si sono formate negli ultimi anni, che operano essenzialmente in campo sociale, hanno il merito di avere creato posti di lavoro, seppure con numeri modesti, e difeso quindi l’economia di quei territori. Mentre aziende più grandi e all’apparenza più strutturate non ce l’hanno fatta».
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