Danilo Misirocchi (Cia Ravenna): «Mangiare è un gesto agricolo, uniti per salvaguardare il settore»

18 Maggio 2016 Blog Settesere
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Gli agricoltori si sono mobilitati a livello nazionale e il 5 maggio quelli del Nord (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche e Piemonte) si sono incontrati a Bologna, in Piazza della Costituzione. Cia, Confagricoltura e Copagri hanno indetto la manifestazione che si è svolta oltre che a Bologna, a Roma e a Catanzaro, simultaneamente.
L’export agroalimentare italiano sembra attraversare un buon periodo, con aspettative promettenti, stando alle comunicazioni del Mipaaf. L’immagine e il gradimento dei prodotti agroalimentari Made in Italy sono a livelli molto elevati in diversi Paesi (Stati Uniti, Germania, Arabia Saudita, Cina e Iran). Non tutti i conti, però, tornano. Il settore primario soffre.
Presidente Misirocchi, come sta la nostra agricoltura?
«Siamo di fronte ad una crisi generalizzata. Il reddito degli agricoltori è sempre più in sofferenza, l’impegno per la burocrazia sempre in aumento perché lo snellimento tanto enunciato in realtà è ancora lontano. Il mondo agricolo è stanco di non trovare mai soluzioni a questioni che pregiudicano il suo futuro e quello dell’economia nel suo insieme. Gli altissimi costi derivanti dalla burocrazia, oltre 4 miliardi di euro all’anno, vanno a sommarsi a quelli produttivi per l’attività ordinaria (i più alti d’Europa), mettendo continuamente a rischio default le aziende agricole italiane. Servono politiche d’intervento urgenti e misure efficaci e puntuali, serve anche un rapporto semplificato con la pubblica amministrazione».
Quali sono gli aspetti maggiormente critici?
«La burocrazia è la punta dell’iceberg. Sì, l’agricoltura è appesantita da molte regole, ci sono tantissime, svariate normative e a più livelli (comunitario, nazionale e locale) ed è quasi impossibile applicarle tutte. Serve fare ordine. Oltre a ciò, ci sono molte altre problematiche. In particolare per i comparti frutticolo e zootecnico le sofferenze vanno via via acuendosi. I prezzi medi all’origine sono in caduta libera, per certe colture anche del 25-30% in un anno. Poi c’è l’embargo russo, che dal suo inizio ad oggi è costato agli agricoltori italiani 355 milioni di euro e le esportazioni verso la Russia dei prodotti agroalimentari Made in Italy si sono dimezzate. Inoltre, i conflitti in essere e quelli latenti contribuiscono ad aggravare la situazione».
Quali azioni servono?
«Dobbiamo cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e tenere alta l’attenzione di tutti sul settore primario dell’economia. Sicuramente ci riusciamo meglio se, come anche in questa occasione, le organizzazioni di rappresentanza uniscono le forze e agiscono insieme. La manifestazione è stata indetta da Cia, Confagricoltura e Copagri. Al di là dell’appartenenza e della storia di ognuno ha prevalso, come accade da molti anni ormai, l’obiettivo comune: salvaguardare l’agricoltura, con tutto quello che ciò significa. Alle Istituzioni chiediamo, ancora una volta, di agire con rapidità e dare seguito agli interventi annunciati e non realizzati. Gli agricoltori non si sottraggono ai propri impegni e alle proprie responsabilità, ma è necessario che questi siano applicabili e sostenibili. Bisognerebbe che tutti avessimo ben presente che ‘mangiare è un gesto agricolo’. Lo ha detto un agricoltore nostro socio Cia e questa frase ha una forza dirompente, rende molto bene l’idea di quante facce ha l’agricoltura. Pensiamo a tutto quello che viene prima di questo gesto, a tutto il lavoro che c’è e che serve affinché questo gesto si possa compiere, visualizziamo tutta la trafila, la filiera, di terra, campi, animali, persone, cose, macchinari, frutta, verdura, cereali, trasformazione, confezionamento, distribuzione, dal seme fino al nostro piatto: c’è l’agricoltura e tanti altri mondi tutti insieme. È in gioco tutto questo».

 
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