Viaggio nelle principali realtà del petrolchimico: alcune imprese sono in crescita, altre hanno superato la crisi

Ravenna | 07 Febbraio 2016 Economia
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Versalis, ma non solo. La ricchezza della chimica di base racchiusa nel petrolchimico di Ravenna non si ferma ai 720 lavoratori del colosso targato Eni (a cui si aggiungono i 136 lavoratori di Rsi - Ravenna Servizi Industriali - e i 69 di Eni Power).
Vinavil, impresa del Gruppo Mappei, occupa circa 120 lavoratori, «ha tante capacità produttive, molto elastiche e continua a fare vendite record sia in Italia, che rimane il mercato di riferimento, sia all’estero - continua Marani -. L’ultimo grande investimento è stato nel 2013 con la linea raviflex per produrre la base del chewing gum per un valore di 15 milioni di euro». La lavorazione principale è una serie di cementi particolari per il mercato estero.
Situazione positiva anche alla Yara che occupa 130 persone. Produce i derivati dei concimi complessi ed è strategica l’adiacenza alla banchina del porto. «Ha un impianto diviso su due siti, Ravenna e Ferrara, collegati fisicamente da una pipeline di ammoniaca - spiega il sindacalista -. Stanno facendo un investimento importante a Ferrara ed è una di quelle aziende che è riuscita a capitalizzare al massimo l’eredità di Enichem Agricoltura con la gestione norvegese».
Nella produzione di gas tecnici, Air Liquide ha superato la riorganizzazione di due anni fa a livello di gruppo, ma Ravenna in maniera lieve e oggi occupa circa 35 lavoratori; una decina di dipendenti sono rimasti in Sol Italia facendo principalmente commercializzazione e imbombolamento; mentre Rivoira occupa 33 persone producendo ad hoc per le imprese del petrolchimico di Ravenna.
L’Endura, azienda italiana che produce principi attivi per gli insetticidi e fragranze per la cosmesi, è una realtà capace di fornire «un grandissimo valore aggiunto, ha un mercato mondiale con l’export di riferimento negli Stati Uniti ed è in forte crescita nel Far East - sottolinea Marani - Nel 2015 si appresta a certificare un nuovo record e ha un bellissimo laboratorio di ricerca». Occupa 60 persone.
Nella produzione di nero di carbonio di alta qualità sono impegnati circa 100 persone tra Cabot Italia e Orion Carbon. La Cabot ha rinnovato negli ultimi anni linee e centrale elettrica e viene considerato tra gli impianti più importanti ed economicamente sostenibili del gruppo in Europa: «Oggi viene tutto trattato a ciclo chiuso, è una bella azienda. Sfrutta il calore prodotto per produrre energia elettrica ed è l’unico stabilimento rimasto aperto in Italia e uno dei pochi in Europa. Nell’ultimo periodo ci sono state assunzioni e ricambio generazionale: da circa un paio d’anni ha acquisito l’ex Norit Italia alle Bassette che rigenera carboni attivi. Sia Carbon che Orion, nonostante la forte concorrenza internazionale, rimangono due realtà importanti grazie alla qualità degli stabilimenti».
L’indiana Cfs (Camlin Fine Sciences) occupa all’ex Borrgard 50 persone: «Dopo alcuni anni complessi si è iniziato a parlare di investimenti e ha trovato un suo equilibrio: è stato un ottimo esempio di sinergia Confindustria sindacato e istituzioni».
Dopo alcune crisi e alcuni difficili passaggi di proprietà, l’ex Chemtura, oggi Acomon, sotto la guida giapponese è leader mondiale nelle basi per lenti di alta qualità degli occhiali e a Ravenna occupa 40 persone.
La Cray Valley Italia, ex Fiat Avio, a Ravenna ha congelato un investimento importante e occupa 15/20 persone. Produce poli butadine e la proprietà ha annunciato da anni un grande investimento che però non si è ancora concretizzato.
Anche Polynt ha vissuto diverse difficoltà, ma oggi l’impresa controllata dalla Investindustrial della famiglia milanese Bonomi che al petrolchimico produce anidride maleica, ha ingrandito il suo mercato delle resine con nuove importanti acquisizioni. «Ci lavorano 70 persone e in questo momento va bene - conclude Marani -. Ha trovato sbocchi importanti all’estero e diversificato le produzioni. Addirittura si vocifera di un interessamento di Investindustrial per l’acquisizione di una partecipazione in Versalis».

Christian Fossi
Foto di Massimo Fiorentini
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