Il faentino Fabrizio Foschini nel nuovo disco degli Stadio ma non a Sanremo

Faenza | 08 Febbraio 2016 Cultura
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Federico Savini
«Mi sa che non lo guarderò proprio in diretta Sanremo, magari lo registro così me lo guardo coi tempi giusti, mandando un po’ avanti se un pezzo non mi piace». Oggi ci scherza su e la vive, giustamente, con un certo distacco, ma Fabrizio Foschini ha rischiato di finirci anche quest’anno al Festival, dove suoneranno i «suoi» Stadio, e nel 1997 si ritrovò all’Ariston a dirigere l’orchestra per Massimo Ranieri. Il tastierista faentino degli Stadio non andrà a Sanremo e vedrà quindi il Festival da casa, ma pur sempre partecipandovi emotivamente, tanto piùche parliamo di un’esperienza che ha comunque segnato uno dei musicisti più importanti della città, partito come autentica gloria locale ai tempi de Le Meteore, per poi passare al professionismo nel ’78 al fianco del grande Ivan Graziani, all’apica del successo come «Agnese dolce Agnese» e lavorare a lungo con Gianno Togni e altri cantanti, da Miguel Bosè a Ranieri, fino alla collaborazione stabile con gli Stadio cominciata nel 1999. E la band bolognese il 12 febbraio pubblicherà «Miss Nostalgia», nuovo album di inediti nel quale Foschini suona in tre brani. «Solo tre perché sarà un disco molto vario, pieno di sorprese – spiega Foschini -. E queste sorprese saranno tante collaborazioni, anche con il tastierista storico Beppe D’Onghia e pure con Lucio Dalla, che arrivò ad incidere il sax per una canzone. Io sarò con gli Stadio nel tour teatrale che faremo tra marzo e aprile, con una quindicina di date già pronte in supporto al disco, e poi per il classico giro delle piazze che faremo in estate».
Non suoni in Un giorno mi dirai, la canzone scelta per Sanremo?
«No, non ho lavorato a quel pezzo e poi a Sanremo gli Stadio vanno in formazione base, sostenuti dall’orchestra. In compenso mia figlia proprio ieri è tornata da Bologna, dove ha recitato nel videoclip della canzone. E’ un brano dedicato al sentimento paterno, e in pratica mia figlia interpreta nel video la figlia di Gaetano Curreri. E’ un brano pronto da diverso tempo, non è mai stato suonato dal vivo quindi è perfettamente inedito, ma Carlo Conti conosceva la canzone e l’ha scelta con convinzione. Per il momento la canzone ha avuto un sacco di ottime recensioni tra chi l’ha ascoltata. Me lo diceva Gaetano proprio ieri: “Sta a vedere che stavolta non arriviamo ultimi…”».
Sono abbastanza celebri gli ultimi posti degli Stadio negli anni ’80. Nel 2007 foste diciannovesimi con Guardami e nel ’99 addirittura quinti con Lo Zaino…
«Sì, ma poi il risultato non conta niente, nemmeno se vinci! Penso che saranno molto contenti di ritrovare Ricki Portera e altri vecchi compagni in una serata speciale nella quale omaggeranno Lucio Dalla».
E tu cosa ricordi del tuo Sanremo con Ranieri?
«Ho un ricordo veramente vago, son passati vent’anni! Andai all’Ariston perché avevo arrangiato “Canzoni in corso” di Ranieri. L’orchestra è fatta di grandi professionisti e una volta spiegato il pezzo anch’io, che non sono certo un direttore, non avevo problemi. Però devo dirti che l’emozione è fortissima, specie se non sei un direttore e hai comunque delle belle responsabilità. Poi nel complesso stare a Sanremo è come essere in ferie: mangi pesce a sbafo a pranzo e cena, per quello è bellissimo ma la tensione c’è lo stesso».
Pensi che il Festival possa essere ancora importante per i giovani?
«Per loro di sicuro, non restano tante vetrine per gli esordienti e oltre ai talent show c’è proprio Sanremo. Ma anche i big che devono rilanciarsi possono guadagnare molto con Sanremo. Non esiste una ricetta, il Festival va come “interpretato”, può andarti bene per un motivo e male per un altro. Non ci sono regole a Sanremo, solo “casi”».
Hai qualche curiosità in particolare?
«Voglio ascoltare Noemi, ho lavorato con lei, la stimo molto e pare abbia un ottimo pezzo, sentiremo. Poi sono curioso di vedere cosa s’inventerà Patty Pravo, magari ci stupisce. Ovviamente starò attento a ogni mossa degli Stadio, ma una cosa è certa: questo Festival non cambierà la storia degli Stadio in ogni caso».
 


 
 
 
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